Sul tavolo delle trattative finiranno presto ben 120 siti militari. A contenderseli, portafoglio alla mano, saranno tutti i principali big della telefonia. Alcuni, come Telecom Italia, Wind, H3G e Wind, hanno già fatto pervenire ampie manifestazioni d’interesse al Ministero della difesa. Sì, perché il dicastero guidato da Giampaolo Di Paola, attraverso la controllata Difesa Servizi spa (l’assurda società per azioni che governa le finanze del Ministero e investe soldi pubblici), ha in mente un piano che dovrebbe portare a incassi per diversi milioni di euro.
In pratica la società del Ministero, naturalmente dietro pagamento, potrà consentire agli operatori di telefonia mobile di installare ripetitori sui 120 siti interessati, tra cui spiccano caserme, aeroporti e stazioni radio.
Un modo per guadagnare soldi, dicono alla Difesa, e di favorire allo stesso tempo la diffusione delle nuove tecnologie LTE di telefonia cellulare e di tutte le altre tecnologie che verranno nel tempo. La Difesa Servizi, presieduta dal generale Armando Novelli, ha già in tasca un accordo sottoscritto con la Direzione dei lavori e del demanio del Ministero. Bisogna però vedere quale sarà l’adesione dei big delle telecomunicazioni. «Abbiamo ricevuto manifestazioni d’interesse da parte di tutti i principali operatori», ha spiegato a ItaliaOggi l’ad di Difesa Servizi, Lino Girometta, confermando la presenza nella lista di società come Telecom, H3G, Vodafone e Wind.
«Nei giorni scorsi abbiamo cominciato a ragionare su meccanismi di selezione pubblica per ottimizzare la scelta degli operatori», ha aggiunto. Ovviamente avrà il suo peso l’aspetto economico, quello che consentirà di mettere in evidenza l’offerta più forte. Ma da subito, ha continuato Girometta, «obbligheremo le aziende di telecomunicazioni interessate a ospitare sui ripetitori anche altri soggetti». Ma quanto conta di incassare la Difesa Servizi? Fare una stima risulta piuttosto prematuro, si parla in ogni caso di una partita da diversi milioni di euro.
Per il momento si apre un’altra frontiera di business per la società pubblica che era stata lanciata qualche anno fa dal precedente ministro, Ignazio La Russa, e dell’allora sottosegretario Guido Crosetto. Oggi Difesa Servizi sta già facendo affari con l’affitto di superfici militari per la produzione di energie alternative, con la gestione dei servizi metereologici, delle attività sanitarie militari e dei marchi della Forze Armate. A fine 2012, rispetto a un’obiettivo di 4,5 mln, si punta a toccare un volume d’affari di circa 6 milioni di euro, con utili per 300 mila.
Fonte: ItaliaOggi