Tv digitale in Sicilia vs banda larga mobile a 30 Mbps sulla costa settentrionale dell’Africa. È questo il conflitto che potrebbe delinearsi da qui ai prossimi tre anni, quando la banda a 700 MHz – recentemente sdoganata dal WRC-12 di Ginevra – sarà utilizzata dai Paesi africani e arabi per realizzare le reti mobili LTE di prossima generazione. Uno scenario che potrebbe sottolineare una volta di più la distanza fra il nostro Paese (notoriamente telecentrico) e il resto, non solo dell’Europa, ma ormai del mondo in tema di frequenze.
Gli stessi canali che l’Italia potrebbe utilizzare per il suo digitale terrestre sono stati assegnati, appunto, ai paesi nordafricani, forti anche della “certificazione” del WRC, i quali potrebbero fermare l’utilizzo italiano delle stesse frequenze. Con la conseguenza dell’oscuramento di alcuni canali del digitale terrestre in Sicilia, come ad esempio il canale 52 UHF che veicola le trasmissioni di Mediaset.
Sono stati proprio i paesi nordafricani e arabi (appartenenti alla “region 1” secondo la geografia dell’ITU, l’International Telecommunications Union), a spingere sullo World Radiocommunications Conference di Ginevra per adottare un nuovo approccio nella gestione dello spettro radio: individuando nella banda 694-790 MHz – le cosiddette golden frequencies – una delle prossime miniere da cui prelevare frequenze per i servizi mobili già dal 2015. I Paesi africani hanno ottenuto dunque il risultato sperato: nel giro di tre anni potranno utilizzare il loro “secondo” dividendo digitale per realizzare reti mobili di nuova generazione e portare connettività mobile a vaste aree anche rurali.
Peccato però che ad appena 100 chilometri di distanza, una distanza ad alto rischio interferenza, uno dei canali assegnati ai Paesi oltremare – il 52 UHF – viene utilizzato, in Sicilia, da Mediaset. Che lo detiene nonostante le diverse indicazioni della conferenza di Ginevra del 2006, e grazie anche al mancato lavoro di coordinamento con Francia e Paesi africani.
Fonte : corrierecomunicazioni.it