Arriva il digitale terrestre in Puglia (switch-off dal 18 maggio al 5 giugno, qui il calendario completo). E arrivano anche i soliti e immarcescibili problemi “digitali” che colpiscono in particolare i più deboli. Dalle colonne del quotidiano La Repubblica (edizione Bari) Antonio Di Giacomo descrive il punto di vista dell’emittenza locale pugliese, coinvolta nel consueto caos della pianificazione delle frequenze tv e penalizzata dai soliti ritardi burocratici.
La questione più urgente è sempre quella: mancano i canali per le tv regionali, 18 le frequenze a disposizione a fronte di 26 domande presentate. E la posta in gioco è la sopravvivenza. Sulla vicenda interviene Luca Montrone, presidente di Telenorba, chiedendo l’assegnazione delle frequenze della nuova asta (ex beauty contest) per le tv locali. «Le reti nazionali hanno, attualmente – aggiunge – una copertura pari al 97%, mentre alle tv locali sono state assegnate soltanto frequenze che subiscono interferenze dagli altri Stati. In regioni come Puglia, Basilicata, Molise e Abruzzo, che presentano gravi problemi interferenziali provenienti dai Balcani la copertura media delle frequenze assegnate alle tv locali rasenta appena il 60%, con un canale che assicura la ridicola copertura del 28%. Non v’è alcun dubbio, quindi, che le 6 frequenze del beauty contest sono assolutamente, di diritto, delle tv locali».
Appelli a parte, il vero problema è che in Puglia non si sa ancora come andrà a finire, secondo quanto lamentano stesse le emittenti che, ad oggi, non sanno se e quando vedranno riconoscersi una frequenza. «Ammesso che ce ne venga concessa una – lamenta Fabrizio Lombardo Pijola, patron di Antenna Sud – quando lo sapremo avremo dieci giorni per adeguarci, a fronte di investimenti tecnologici piuttosto ingenti, altrimenti ci spegneranno il segnale. Senza contare che metà delle frequenze sono di pessima qualità: c’è pure il rischio che i telespettatori non riescano a vederci. E sostenere i costi di adeguamento non è uno scherzo: ci sarebbero i fondi del Corecom, con una partecipazione del 45%, ma con una clausola impraticabile: il mantenimento degli stessi livelli occupazionali del 2010».
Insoddisfatto anche Dante Mazzitelli, editore di TeleBari, prima tv locale a sorgere in Puglia e fra le prime a nascere in Italia. «Ha ragione Montrone, quando afferma – esordisce – che il passaggio al digitale terrestre è stato operato a scapito dei più piccoli. Non solo. Le frequenze assegnate alla Puglia sono veramente poche e, di fatto, solo 15, visto che 3 a quanto è dato sapere saranno richieste dal Ministero per altri usi nell’arco di un paio d’anni. Per quanto ci riguarda siamo pronti allo switch-off, ma ci sono molti criteri rispetto al punteggio per l’assegnazione delle frequenze che non condividiamo affatto perché iniqui. E poi c’è da capire, a patto di ottenere la frequenza, la posizione del canale nel telecomando, che viene assegnata invece dal Corecom. Diciamo che, in generale, mi auguro che il nostro impegno quarantennale possa essere riconosciuto».
Fonte: La Repubblica Bari
Manco fossero chissà quante, le tv locali…
La tecnologia del digitale prevede poter trasmettere 5-6 canali su un’unica frequenza. Telenorba come al solito fa di testa sua e pretende di avere 5 mux, quando sull’analogico aveva (e ha) 3 emittenti. Si sono già creati nuovi canali inutili e doppioni ancora più inutili. E questo sarebbe un progresso? Ma fatemi il piacere…
– Un pugliese –
quando vedro telenorba che vivo in toscana