La Regione Liguria boccia il piano nazionale per le frequenze televisive digitali (varato il 10 agosto dal Ministero con il relativo bando e la classificazione dei numeri LCN del telecomando) in vista del passaggio al digitale terrestre previsto nella regione dal 10 ottobre al 2 novembre.
«Il governo deve assolutamente rimediare al pasticcio che ha prodotto con le procedure di assegnazione delle frequenze televisive per il digitale terrestre», affermano in una nota congiunta gli assessori regionali allo Sviluppo Economico, Trasporti e Infrastrutture Renzo Guccinelli, Enrico Vesco e Raffaella Paita.
«Garantendo solo Mediaset e Rai – aggiungono – si rischia di cancellare decenni di pluralismo e informazione locale che rappresentano un enorme patrimonio di identità e cultura in tutto il Paese. La Liguria poi risulta penalizzata per altre due ragioni specifiche: la situazione orografica, che richiede ingenti investimenti per coprire un territorio parcellizzato e difficile, e il possibile rischio di interferenze con i segnali digitali provenienti da Corsica e Francia a causa di una mancata intesa preventiva sulle frequenze».
Secondo la Regione Liguria una forte mobilitazione in difesa del patrimonio informativo ligure «con una attenzione particolare anche alle televisioni comunitarie che, per le loro precise caratteristiche, peraltro previste dalla legge, oggi rischiamo di essere ingiustamente penalizzate a causa di criteri assolutamente iniqui» concludono gli assessori regionali.
Anche l’associazione per le tv locali Aeranti-Corallo è fortemente contraria alle disposizioni ministeriali sulla definizione delle frequenze e dei canali digitali per la Liguria. L’Avv. Marco Rossignoli, coordinatore Aeranti-Corallo ha dichiarato pochi giorni fa: «Aeranti-Corallo conferma il proprio giudizio assolutamente critico sulle nuove modalità di transizione al digitale e ritiene, pertanto che debbano essere completamente cancellate le inaccettabili norme che relegano l’emittenza televisiva locale ad un ruolo assolutamente marginale del sistema televisivo, con evidenti conseguenze per il pluralismo informativo e per l’occupazione lavorativa nel comparto.
Le emittenti che risulteranno collocate agli ultimi posti della graduatoria – ha proseguito Rossignoli – non riceveranno l’assegnazione delle frequenze di trasmissione e potranno quindi svolgere solo l’attività di fornitore di contenuti. Si dovrebbero anche rivedere i tempi della transizione nelle regioni ancora da digitalizzare anche perché non sembra che possano essere rispettati i tempi tecnici per gli switch-off previsti dal calendario ministeriale».
Fonte : ivg.it | aeranti.it
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