La piccola regione della Liguria si appresta dal 10 ottobre al passaggio, a dir poco critico, alla tv digitale terrestre (qui le date dello Switch-off). I tecnici e i telespettatori della regione che vanta più ripetitori tv in Italia (quasi 3000 stazioni), non sanno cosa realmente accadrà dopo il 2 novembre (tra il 3 e il 4 novembre sarà anche coinvolta la provincia di La Spezia), data dell’ipotetica fine dello Switch-off ligure.
Il fatto è che la particolare conformazione del territorio, molto montuoso, e l’assenza di pianure ha costretto nel tempo all’aumento del numero dei ripetitori, spesso installati direttamente dai comuni montani o addirittura da gruppi di cittadini, data l’impossibilità di ricevere i segnali dalle stazioni delle grandi tv. Stazioni di trasmissione fai-da-te che forse non saranno adattati alla nuova tecnologia digitale e che rischiano di lasciare moltissimi citttadini privi di televisione.
La Regione Liguria sta preparando dei tavoli tecnici, che coinvolgeranno a settembre le emittenti tv, gli antennisti, gli amministratori di condominio, gli enti locali e il volontariato, per impartire un piano per informare e agevolare il cittadino nel processo di passaggio alla tv digitale. Con l’aiuto di Datasiel partiranno dei corsi dedicati alle associazioni per dare assistenza alle fasce più deboli della popolazione, come gli anziani, ad esempio per sintonizzare i decoder.
Intanto alcuni piccoli comuni si sono alleati per scongiurare il black out tv. Ma tra i ben 600 impianti di proprietà delle comunità montane e delle amministrazioni locali liguri solo una minima parte si sta adeguando, anche perchè il passaggio alla tecnologia digitale dei tralicci può arrivare costare 3 mila euro ad impianto. I comuni di Vallecrosia, Perinaldo, Sodano e San Biago della Cima si sono già organizzati per evitare l’oscuramento tv ai loro 6500 cittadini. E l’emittente Imperia Tv ha presentato un’offerta per realizzare un nuovo impianto di trasmissione.
Ma il rischio di rimanere al buio per tanto tempo è forte, come già è accaduto in molte aree nelle regioni del nord, soprattutto nei comuni che si appoggiano a questi tipi di ripetitori. E anche a Genova si teme il peggio soprattutto per la copertura dei segnali tv dalla stazione di Monte Fasce. Nicola Crasta, presidente dell’associazione degli antennisti liguri, confessa sulle pagine de Il Secolo XIX: «I problemi saranno tanti, ma le zone oscurate saranno individuabili e quantificabili solo al momento del passaggio, che per vari motivi non è più rinviabile».
Fonte : Il Secolo XIX
E basta con queste buffonate sull'”informare” i cittadini! I cittadini il digitale lo usano ormai da anni e non ne possono più di sentir parlare di una cosa ormai affermata, come una novità. I problemi dei monti li hanno Piemonte, Valle d’Aosta, Trentino, Veneto, con catene che superano i 3000 e 4000 m. Noi abbiamo solo gente inconcludente e scuse ridicole per arrivare sempre ultimi. Stacchiamo pure l’analogico e non mi pare il caso di farne una notizia.
Caro Alex,
se tu sai usare il decoder del digitale terrestre non vuol dire che la telespettatrice in pensione con 8 decadi alle spalle lo sappia fare. E questo è un primo esempio dell’utilità dell’informazione sul passaggio al dtt. In secondo luogo l’assenza del segnale per molteplici problemi è rilevata in tantissime aree digitalizzate d’Italia oramai da molti mesi anche nelle zone lontane dai comuni montani e dalle vette più alte d’Italia. La situazione di emergenza delle trasmissioni Rai (ad esempio) sono conclamate nel Veneto orientale (Portogruaro e dintorni) a causa di forti interferenze e bassa copertura. In Friuli Venezia Giulia dove combattono ancora con le frequenze dei paesi oltre confine. Ma allo stesso modo potrei descriverti i disagi in Emilia-Romagna: a Rimini la provincia sta pensando di chiedere un risarcimento al Ministero, a Ferrara non si vedono da mesi numerosi canali, così come in molte città e province emiliane come Parma e Reggio Emilia. In Lombardia la scarsa copertura dei segnali tv è la norma in provincia di Lecco e Como, è alternante in provincia di Brescia, è rilevata addirittura per alcuni canali anche a Milano. Dovresti poi capire che i problemi, causati dal passaggio affrettato e disorganizzato, sono molto sentiti anche nel Lazio, specie in provincia di Rieti, ma anche nella capitale, e in Campania (Salerno, Avellino ecc) dove in numerose province latitano i segnali della tv pubblica e di altre emittenti (ad esempio quelle a pagamento). Stesso problema per i comuni montani del Piemonte e del Trentino. In Sardegna, regione passata al digitale nel lontano 2008, esistono ancora intere grandi zone comunali coperte da pochi canali.
Per capire quanto sia grave il problema di copertura del dtt, ti informo che la tv satellitare costituita dalle televisioni nazionali per supplire ai problemi di copertura del dtt (che si chiama Tivù Sat) ha raggiunto e superato il milione di tessere attivate. Tradotto: un milione e passa di utenti tv, che hanno le possibilità economiche di acquistare un altro decoder e una parabola, sono stati costretti a passare alla piattaforma sat a causa dell’assenza dei segnali terrestri.
Il passaggio al digitale terrestre non è una gara, non si deve arrivare primi, anche perchè molte altre nazioni europee sono già passate alla nuova tv (Spagna compresa). Ma è un obbligo imposto dall’UE, che ha dato la scadenza al 2012. E’ invece una corsa forzata dalle tv nazionali (pubbliche e private) e dai produttori di dispositivi (tv e decoder) ansiosi di vendere i propri prodotti in tutte le regioni d’Italia. E questa forzatura, portata avanti anche da un certo e solito conflitto di interessi tutto italiano, ha creato il caos in un territorio come quello nostrano già di per se difficile da irradiare con i segnali tv.