La decisione di giovedì scorso del Tar del Lazio era attesa, insomma quasi scontata. Le motivazioni di “interesse pubblico” hanno prevalso sulle scelte dei giudici del Tribunale Amministrativo che ha respinto il ricorso presentato dall’emittente Napoli 21 che avrebbe causato la sospensione e il rinvio (di 3-4 mesi) dei lavori del passaggio alla tv digitale terrestre in Molise e in provincia di Foggia.
E giovedì il Ministero dello sviluppo ha potuto tirare un sospiro di sollievo. Il processo di Switch-off della tv digitale non si ferma. Ma lo spettro di un altro stop è sempre in agguato, soprattutto in vista del complesso passaggio della regione di Sicilia, che conta oltre 100 emittenti locali, molte delle quali pronte ad agire per vie legali per ottenere frequenze o semplicemente per sopravvivere al passaggio.
Se invece prevarrà come oggi l’interesse pubblico, dal 30 giugno prossimo la transizione al digitale della tv italiana sarà conclusa. Sarebbe una notizia positiva in vista dell’altra complessa partita che riguarda lo spettro radioelettrico italiano, ossia il bando della nuova gara per le frequenze. L’asta pubblica indetta dall’esecutivo tecnico che ha sostituito la vecchia assegnazione a beauty contest di sei frequenze riservate agli operatori televisivi. Anche qui i problemi non mancano. L’iter del nuovo provvedimento rischia di allungarsi nel tempo, e c’è che prospetta che sarà un fiasco.
Per ora il compito del Ministero è finito con l’approvazione del decreto che ha annullato definitivamente il concorso di bellezza e ha deciso l’assegnazione tramite gara competitiva. Ora la parola spetta all’Agcom che deve definire esattamente come vanno confezionati i pacchetti di frequenze da mettere a gara e dare indicazioni di massima circa la base d’asta, ossia il valore iniziale da cui dovranno partire le offerte. Ma l’Agcom è di fatto scaduta e questo compito spetterà al nuovo presidente e ai nuovi commissari, che nel frattempo saranno in numero dimezzato rispetto ad ora (da 8 a 4). Il rinnovo non si presenta quindi semplicissimo, mentre il governo Monti cerca di liberare (almeno in parte) le nomine dalla lottizzazione dei partiti. Ma se anche andasse tutto in tempi brevi, sarebbe difficile riuscire a bandire l’asta prima dell’autunno.
Fonte: La Repubblica