Firenze – Si avvicina la data del passaggio delle Tv al segnale digitale ma lo scenario del cosiddetto switch-off presenta ancora tanti problemi da preoccupare seriamente il presidente Enrico Rossi. Problemi che riguardano, in particolare, la copertura del segnale, l’assegnazione delle frequenze e la stessa tenuta del pluralismo informativo, nonché dei livelli occupazionali nel mondo dell’emittenza.
«Avevamo chiesto il rinvio del passaggio al digitale e le difficoltà che si stanno registrando confermano che questa sarebbe stata la strada più opportuna – sottolinea il presidente Rossi- Ma il ministro Romani, nonostante le nostre richieste, ha preferito tirare dritto. Da parte nostra stiamo facendo di tutto perchè questo difficile “trasloco” causi il minore disagio possibile ai cittadini e non diventi una trappola per una parte consistente dell’emittenza toscana».
I problemi riguardano, in primo luogo, le frequenze digitali da assegnare alle emittenti toscane, in base al bando dello scorso agosto (18 per l’intera regione: un numero chiaramente insufficiente davanti alla ricchezza del patrimonio televisivo toscano, con le sue 44 emittenti attualmente operative). «Nella gestione del bando – chiedo Rossi – sarà necessario fare tutto il possibile per limitare al massimo le perdite di pluralismo per l’informazione locale toscana. Per questo il criterio della copertura territoriale non può schiacciare altri criteri, quali la dimensione, le caratteristiche e le capacità produttive delle singole emittenti. C’è infatti il pericolo che siano penalizzate proprio le televisioni più strutturate e più capaci di produzioni in proprio, anche per il fatto di aver più investito in professionalità».
«Alle preoccupazioni già espresse – ricorda ancora Rossi – si aggiungono adesso le conseguenze della manovra governativa e dell’aumento dell’Iva, con possibili aumenti dei costi sulle apparecchiature elettroniche, comprese quelle necessarie alle emittenti per affrontare lo switch-off e i decoder o i nuovi televisori di cui le famiglie toscane dovranno dotarsi. E credo che fin da ora vadano poste sul tappeto due questioni essenziali. In primo luogo quello dei tempi previsti tra l’assegnazione delle frequenze e l’effettivo passaggio al digitale. Tre mesi sono davvero troppo esigui per consentire i necessari investimenti tecnologici. Ricordiamoci che mentre nelle altre regioni le tv erano in grado di programmare i loro investimenti, vista la disponibilità delle frequenze, qui siamo in una situazione opposta e direi paradossale: non si può chiedere di investire in assenza di garanzia sull’assegnazione delle frequenze. In secondo luogo – conclude il presidente – la copertura del segnale: come minimo, credo che si debba esigere che, al momento del switch-off, almeno la Rai, per la quale i cittadini pagano il canone, arrivi ovunque».
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