Nel 2009 Viale Mazzini, in occasione del lancio di Tivù Sat (la piattaforma satellitare alternativa al digitale terrestre), rinunciò al rinnovo del sontuoso contratto con Sky per i diritti dei suoi programmi (come le partite della Nazionale di calcio), e di conseguenza oscurò gli stessi sul satellite della pay-tv. La pratica censoria, avviata dall’ex dg Mauro Masi, continua tuttora, nonostante le due cause vinte da Sky (al Tar del Lazio nel 2012 e al Consiglio di Stato nel 2013).
Per questo Sky vuole chiedere un riasarcimento alla tv di Stato prima che scadano i termini di legge. Secondo Aldo Fontanarosa, negli uffici della Rai sono pronti al contro-ricorso: Viale Mazzini contesterà infatti al concorrente il lancio della chiavetta USB installabile nel decoder Sky che permette agli abbonati della pay-tv di vedere il digitale terrestre, aggirando di fatto i criptaggi della Rai. E in Rai sono certi che niente è dovuto al colosso di Rupert Murdoch, e che nessun possa costringere a regalare i contenuti a Sky.
La tv di Stato ha l’obbligo di diffondere il servizio pubblico con qualsiasi tecnologia (satellite incluso) su tutto il territorio italiano. Un obbligo che applica appunto con la piattaforma satellitare Tivù Sat (sobbarcando però l’abbonato di un ulteriore costo di acquisto di decoder, tessera e parabola).
Nonostante la battaglia legale in corso da anni, Rai e Sky continuano i rapporti commerciali, spinti anche dal buon rapporto tra Andrea Zappia e Luigi Gubitosi. I due operatori tv hanno inoltre intrapreso una trattativa sulla compravendita della banca dati degli abbonati Sky. Viale Mazzini chiede accesso ai dati dei 4,76 milioni di utenti Sky, per scovare quelle famiglie che non pagano il canone tv. Secondo gli uffici Rai, si stima che siano 190 mila le famiglie Sky che evadono l’imposta di possesso del televisore, una perdita da 120-130 milioni per lo Stato.
La trattativa sembra perà molto difficoltosa. Zappia ne parlerà il prossimo 22 gennaio in Commissione Vigilianza Rai, ma si temono problemi di privacy e di sfiducia da parte degli abbonati Sky. Ma Gubitosi ribadisce la posta in gioco: «Sono pronto a interrompere il criptaggio dei programmi sul satellite – ha affermato il dg Rai – a patto che la pay-tv ci sostenga in questa battaglia di civiltà. Una grande azienda internazionale deve prendere le distanze da chi inganna noi e il Fisco evadendo il canone».
Fonte: La Repubblica
Aggiornamento (17/01/2014):
«Sky non violerà mai la privacy dei propri abbonati. La richiesta della Rai di avere accesso alle informazioni sensibili degli abbonati Sky per verificare il pagamento del canone è quindi irricevibile». In questo modo la pay-tv di Rupert Murdoch risponde alla proposta del dg Gubitosi alla richiesta dei dati sensibili degli abbonati Sky in cambio dell’eliminazione degli oscuramenti dei programmi del servizio pubblico dalla piattaforma satellitare.
«È inoltre a dir poco sorprendente – prosegue Sky – che questa richiesta sia la condizione per porre fine ai criptaggi dei programmi Rai sui decoder Sky, visto che già due sentenze, del Tar del Lazio (del 2012) e del Consiglio di Stato (del 2013), hanno ribadito che l’azienda televisiva di servizio pubblico deve rispettare il principio di universalità, di neutralità tecnologica e di non discriminazione».
Fonte: La Stampa