Sky Italia con il lancio del nuovo decoder Sky Q punta ad integrare le app di editori e concorrenti: DAZN, Spotify, Netflix, Discovery (Eurosport e Dplay), e anche Rai e Mediaset.
Un tempo Sky Italia accoglieva nella sua piattaforma satellitare sotto compenso i canali e i contenuti degli editori tv terzi. Oggi la pay-tv, oramai di proprietà di Comcast, grazie alla tecnologia di Sky Q, il nuovo sistema interattivo e decoder innovativo connesso alla rete internet lanciato nel 2017 a disposizione dei suoi abbonati, sta implementando video, musica, film, serie tv e tanti altri servizi e contenuti dall’universo delle app.
Da ottobre infatti il mondo Sky Q si aprirà alle app di editori terzi: arriveranno l’app di Spotify, quella di DAZN (un po’ in ritardo sui tempi di rilascio e molto attesa dai tifosi), per accedere a pagamento all’offerta di musica e a quella sportiva all’interno della piattaforma Sky. In primavera sarà poi la volta di Netflix, anche se la app del servizio in streaming a pagamento di serie tv, film e documentari verrà caricata sugli Sky Q del Regno Unito già a partire da novembre.
Ci sono poi le trattative con il gruppo Discovery Italia: l’accordo per ospitare sulle piattaforme Sky i canali tv di Eurosport, di Discovery e gli altri in chiaro del gruppo è scaduto a fine agosto, e le due parti hanno siglato una nuova intesa temporanea per gestire la transizione in attesa di trovare la definitiva intesa quadro pluriennale. La volontà, comunque, è di andare avanti con la partnership, coinvolgendo anche le app di Discovery, e cioè sia quella di Eurosport Player, sia Dplay, da inserire sullo Sky Q. Successivamente Sky Q potrebbe ospitare anche le app di Rai (Raiplay), di Mediaset (Mediaset Play) e di tutti gli altri broadcaster presenti in Italia.
Gli effetti dell’acquisto, a livello internazionale, di tutto il gruppo Sky da parte degli americani di Comcast si faranno sentire su Sky Italia solo tra molti mesi. Intanto, in questo esercizio, il broadcaster italiano potrà alleggerire il monte stipendi di due ingaggi pesanti: quelli dei due vice president Jacques Raynaud (passato a Sky Deutschland) e Andrea Scrosati (che si trasferirà a Londra come numero due operativo del gruppo Fremantle), le cui deleghe saranno ripartite tra i tanti senior director del quartier generale di Rogoredo.
Tra poche settimane sarà poi tempo di acquisire la piattaforma tecnologica di Mediaset Premium, poiché il Biscione, che si era riservato la possibilità di scegliere, sembra ormai orientato a esercitare l’opzione di vendita e liberarsi del ramo di azienda, tornando a fare il mestiere di editore puro. C’è quindi un riassetto di Sky e Mediaset nei rispettivi business, con Sky che dovrà versare soldi al Biscione per la piattaforma tecnologica, per l’esclusiva dei canali Premium, e per la capacità trasmissiva sul digitale terrestre che le ha consentito, da giugno, di lanciare offerte commerciali pay anche sul dtt.
L’armistizio tra i due contendenti ha già riportato Canale 5 sulla piattaforma satellitare di Sky, al canale 105, e nelle prossime settimane arriveranno pure Rete 4 e Italia 1, ai canali 104 e 106. Intanto il 104 è già stato abbandonato da Rai 4, il cui contratto non è stato rinnovato, e che ora, a livello di satellite, è visibile solo su Tivùsat. Questo potrebbe essere un duro colpo per la qualità e la quantità di ascolti di Rai 4 che, dal momento in cui era salita al 104 di Sky, aveva avuto audience in crescita galoppante.
Quanto alle audience di Sky con la nuova offerta del digitale terrestre, quasi impossibile fare paragoni con gli ascolti del calcio dello scorso anno. Nella stagione 2018-2019, infatti, c’è DAZN che trasmette tre partite di Serie A per ogni giornata e che non rilascia dati. E quanto alla offerta Sky sul digitale terrestre, non comprende tutte le migliori partite che invece aveva Premium lo scorso anno, e quindi non si può considerare come un naturale sostituto. L’impressione è che, per ora, la Serie A in Italia abbia una minor visibilità rispetto al 2017-2018. Gli abbonati a Sky, di sicuro, cresceranno nel secondo semestre 2018 rispetto all’analogo periodo 2017. Ma non è detto che aumenteranno già abbastanza per consentire di ammortizzare gli ingenti investimenti, in diritti tv, banda e tecnologie, fatti nel 2018 dal gruppo guidato da Andrea Zappia.
Fonte: ItaliaOggi