Renzi minaccia un decreto per la riforma della Rai. Ma dal Quirinale arriva immediato lo stop.
«Dal Quirinale è arrivato un richiamo chiaro, il Presidente non vuole esordire su un tema così delicato come il pluralismo nell’informazione avallando quella che l’opposizione definisce a dir poco una forzatura », racconta al Messaggero un esponente del governo che cura il dossier. Dal Colle non confermano lo stop per garbo istituzionale. Ma chi conosce bene Sergio Mattarella non ha dubbi, sa che il capo dello Stato controllerà con scrupolo se i decreti varati da palazzo Chigi avranno i requisiti di necessità e d’urgenza prescritti dalla Costituzione. Tanto più che nel suo discorso d’insediamento, all’inizio del mese, Mattarella puntò il dito contro l’uso eccessivo della decretazione d’urgenza.
Non solo. L’annunciata riforma fantasma che dovrebbe liberare la Rai dai partiti sul modello della Bbc inglese, secondo quanto scrive il Messaggero, sarebbe ancora da definire in più parti fondamentali. Manca infatti un testo base che è ancora al vaglio di una cinquantina di esperti (tra i quali Freccero, Annunziata, Balassone, Sassano), e che potrebbe essere completato per fine marzo.
Appena il documento sarà ultimato, il premier potrebbe fare propria la proposta di Michele Anzaldi (Pd) di accelerare i tempi per un disegno di legge. E se in Parlamento la richiesta non dovesse trovare ascolto, Renzi potrebbe rilanciare l’ipotesi del decreto. Richiamando il criterio della necessità e dell’urgenza, dato che il Cda di viale Mazzini scade ad aprile. «Credo che la scelta dello strumento del decreto dipenda non dalla maggioranza, ma dall’atteggiamento dell’opposizione», avverte il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini. E in effetti grillini, Forza Italia e le altre opposizioni si preparano a fare le barricate.
Ma i tempi potrebbero essere più lunghi. Il mandato del presidente Anna Maria Tarantola scadrà a luglio, e forse il consiglio di amministrazione Rai potrà proseguire fino ad allora senza la necessità di una proroga. Un tempo giudicato ragionevole da anche a palazzo Chigi per il varo della riforma, evitando di procedere al rinnovo del Cda con i regolamenti lottizzanti della famigerata legge Gasparri.
Intanto c’è da sbrogliare il nodo del Piano News del dg Gubitosi, “rimandato” dalla commissione di Vigilanza. Giovedì a Milano il testo modificato e corretto dagli esperti verrà discusso dal Cda. In attesa del via libera, è arrivato un commento positivo dal ministro dell’Economia Piercarlo Padoan: «Credo vada nella direzione giusta. – ha dichiarato il ministro in occasione della presentazione del libro ‘Un viaggio in Italia’ di Roberto Napoletano – Vorrei che la riforma fosse come una best practice della cultura in Europa. Un servizio pubblico che mette al meglio la valorizzazione delle cose pubbliche».
Fonti: Il Messaggero | La Stampa
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Il sottosegretario Giacomelli commenta così, intervistato dall’Ansa, l’apprezzamento di Padoan al Piano News di Gubitosi: «Un equivoco… sicuramente voleva riferirsi al successo delle quotazioni di Rai Way. Con tutto quello che ha da fare non credo abbia avuto il tempo di approfondire le criticità del progetto informazione del servizio pubblico». «E infatti Padoan non me ne ha mai parlato…», aggiunge il sottosegretario allo Sviluppo con delega alle Telecomunicazioni al giornalista che gli chiede una valutazione sulle parole del ministro dell’Economia per il quale il piano Gubitosi va nella giusta direzione.
Nella serata di ieri fonti del Ministero dell’Economia hanno poi precisato il senso delle dichiarazioni del ministro: «Le parole di apprezzamento del ministro Padoan su eventuali interventi sull’informazione in Rai sono riferiti all’opportunità di rinnovare e riportare l’azienda a livelli di eccellenza. Non si tratta – hanno spiegato dal Tesoro – di un giudizio nel merito di iniziative di cui vanno definiti i dettagli con il contributo di tutti i soggetti competenti». (Ansa)