«La Rai non è dei sindacati o dei giornalisti: è dei cittadini. E vogliamo restituirla ai legittimi proprietari», così ha affermato recentemente il premier non eletto Renzi in merito al possibile taglio o “accorpamento” delle sedi regionali della Rai, azienda tv pubblica costretta dal governo a raccimolare 150 milioni di euro in merito al contenimento dei costi della spending review.
Secondo quanto riporta Carlo Tecce del Fatto Quotidiano, il patrimonio delle 17 sedi Rai, delle quali 3 in affitto, vale centinaia di milioni di euro e occupa superfici per 148.000 metri quadrati: 35.000 adibiti a uffici e riprese per 2.000 dipendenti. Recentemente il vice ministro allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, ha rimarcato i possibili lussi delle strutturale locali.
Ad esempio, si utilizzano un milione di euro per il palazzo di Catania da 1.000 metri quadrati; nel palazzo Labia della sede di Venezia, del valore stimato di 40 milioni, lavorano in 112 dipendenti tra gli affreschi di Giambattista Tiepolo; a Firenze si utilizzano 18.000 metri quadrati per 132 lavoratori; a Genova si sfrutta un palazzo da 11 piani per 110 dipendenti Rai. Insomma per portare avanti il servizio pubblico tv regionale (soprattutto per mandare in onda le tre edizioni giornaliere di TGR), Viale Mazzini spende (in media) non meno di 320 milioni di euro: 180 milioni soltanto per tenere in funzione la macchina più gli stipendi per i 2.000 in organico fra giornalisti, dirigenti e tecnici.
Come denunciano da tempo i sindacati Rai, un taglio lineare e indiscriminato delle sedi può mettere a rischio la presenza del servizio pubblico televisivo sul territorio, e può concretamente minare il pluralismo e il diritto all’informazione dei cittadini. Anche le Regioni si sono unite per protestare contro le politiche di spending review del governo sulla Rai.
L’Assemblea plenaria della Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali ha approvato ieri un ordine del giorno in materia di ”Servizio pubblico radiotelevisivo e mantenimento delle sedi regionali della Rai” impegnandosi a sensibilizzare il presidente del Consiglio dei ministri ed il ministro dell’Economia al fine di salvaguardare l’articolazione regionale del servizio pubblico radiotelevisivo Rai e la permanenza di tutte le sedi regionali, garantendo così il costante presidio informativo ed il livello professionale.
Fonti: Il Fatto Quotidiano | Asca