La Corte dei conti ancora una volta è intervenuta nei confronti della gestione economica della Rai: chiede di tagliare altri 60 milioni di euro. Mai una volta che il Tribunale faccia i nomi dei responsabili. La denuncia, invece, è stata fatta da Cgil, Cisl e Snater in un documento in cui hanno analizzato le gestioni degli ultimi due direttori generali, Masi e Lei: carenza di investimenti tecnologici, scarsa formazione professionale, riduzione del personale di produzione, consegna di parti importanti delle attività aziendali agli appalti.
I loro piani industriali hanno puntato esclusivamente al taglio dei costi “attraverso la riduzione della propria capacità produttiva e ideativa, lasciando pressoché immutata la pessima pratica delle clientele e degli sperperi”. Questa è una responsabilità certa. In particolare in quello di Masi, la Rai rinunciò all’accordo con Sky (una perdita di 420 milioni), inoltre era prevista la cessione degli impianti trasmittenti di RaiWay per 300 milioni, sottostimando il valore reale: il solo investimento per il passaggio al digitale terrestre era costato 550 milioni.
Quello che è più grave, sostengono i sindacati, “è constatare l’assenza di volontà della Rai nello sfruttare l’enorme capitale d’infrastrutture e di competenze di RaiWay anche nei rapporti commerciali e industriali con nuovi clienti”. Nel frattempo la concorrenza (Mediaset) non è stata a guardare, ha creato la società EI Tower, nata dalla fusione tra Elettronica Industriale e Towertel (DMT), diventando così il principale operatore di rete radiotelevisivo presente sul mercato. Intervenire su RaiWay salvaguarderebbe i budget dei programmi (a forza di tagli quello di Rai3 è passato da 70 milioni a circa 50).
Il duo Tarantola-Gubitosi dovrà, contrariamente da chi li ha preceduti, rendersi conto che la Rai è diventato un editore digitale la cui struttura andrebbe totalmente ridefinita. Il punto cruciale nel mondo digitale è la separazione delle reti (le modalità di distribuzione) dai contenuti (i palinsesti e i singoli programmi). RaiWay andrebbe scorporata da Rai (come tentò di fare l’ex presidente Zaccaria ma fu bloccato da Gasparri allora ministro delle Comunicazioni al servizio del proprietario di Mediaset che era anche il presidente del Consiglio). È ciò che ha fatto Bernabè con Telecom Italia Media separando La7 e Mtv da TIMB (la società che gestisce la distribuzione del segnale).
RaiWay (indipendente da Rai) potrebbe inizialmente essere ceduta, ad un prezzo adeguato al valore, ad un fondo infrastrutture della Cassa Depositi e Prestiti (società per azioni di cui il ministero dello Sviluppo Economico detiene il 70% del capitale, con l’obiettivo di sostenere la crescita del Paese), poi integrata con altri operatori di rete presenti sul mercato. Prima della vendita alla CDP, gli esperti consiglierebbero di conferire a RaiWay i diritti d’uso ventennali delle frequenze recentemente assegnati alla Rai dal ministero di Passera. Quest’operazione, oltre a sistemare i conti e generare risorse per il servizio pubblico, darebbe un importante segnale al mercato, indirizzandolo verso una normalizzazione ed un adeguamento agli standard europei.
Fonte: Il Fatto Quotidiano