A fronte di un’ampia rappresentanza femminile tra i professionisti dell’informazione in Rai, le donne, che in Italia costituiscono il 51,6% della popolazione, continuano a essere sotto rappresentate: fanno poco notizia, sono poco intervistate come esperte e portavoce, e tra i politici la loro presenza è molto minore in tv rispetto alla loro rappresentanza parlamentare (14% contro il 30% in Camera e Senato).
Sono i dati che emergono dal monitoraggio 2013 commissionato dalla Rai all’Osservatorio di Pavia sulla propria programmazione televisiva, per verificare il rispetto delle pari opportunità e analizzare quanto l’immagine femminile, nelle trasmissioni dell’azienda pubblica, corrisponda a una rappresentazione delle donne reale e non stereotipata.
I risultati sono stati presentati da Monia Azzalini, nel corso della tavola rotonda “Quali opportunità per il servizio pubblico #Rai2016: Costruiamo il futuro” organizzata dalla commissione Pari opportunità dell’Usigrai in collaborazione con Articolo 21. Il monitoraggio ha riguardato due settimane campione, dal 12 al 18 maggio 2013 e dal 6 al 18 ottobre 2013, e sono stati valutati tutti i programmi (eccetto pubblicità, dirette sportive e film) trasmessi da Raiuno, Raidue e Raitre, dalle 15 all’una del giorno successivo.
Nella parte riguardante i programmi di informazione e approfondimento si registra una presenza femminile pari al 52,2% fra i professionisti impiegati all’interno dei programmi e visibili in video (46,1% alla conduzione e 53,2% fra i giornalisti). Mentre scende di molto la presenza femminile ‘esterna’: fra le persone che fanno notizia, intervistate, ospiti e così via, le donne sono solo il 26%. In particolare fra le 2031 persone presente nei programmi che fanno notizia, solo il 22% è di sesso femminile. Le donne sono poco numerose anche fra i portavoce di associazioni, enti, istituzioni e partiti (18,2%) e fra gli esperti (21,4%) intervistati o ospiti dei programmi di informazione e approfondimento.
Invece è più elevata la presenza femminile fra le testimonianze o narrazioni di esperienze private, personali e le voci dell’opinione popolare: rispettivamente 36,5% e 45,8%. Dal monitoraggio risulta anche che il Tg più femminile è il Tg1 con il 54,3% di presenza femminile interna e il 23,9% di presenza esterna; il Tg più maschile è invece il Tg2, con il 43,7% di presenza femminile interna e il 18,5% di presenza esterna, mentre nel Tg3 c’è il maggior divario fra presenze femminili interne ed esterne, 68,4% contro il 17,7%.
Il presidente della commissione Pari opportunità Rai, Mussi Bollini, da due settimane in carica, ha spiegato che «lo slogan che ci siamo dati è che questa Commissione deve essere un’opportunità per l’azienda. Siamo un gruppo di donne, 12, provenienti da diversi ambiti e strutture e vogliamo fare un lavoro di ricerca e di studio sulle situazioni che viviamo in Rai per avere le idee chiare e fare una sana proposta in vista del rinnovo della concessione del 2016».
Lucia Visca, presidente della commissione Pari opportunità della Federazione Nazionale della Stampa, ha puntato l’attenzione sull’iniziativa che stanno portando avanti per l’8 marzo, lasciare ovunque, nei posti di lavoro, «un drappo rosso a simboleggiare le donne uccise, o quelle picchiate e abusate che per vergogna si isolano, ma anche la quantità enorme di donne espulse dal lavoro. Nel nostro settore sono tantissime le 50enni che per la crisi o per vari motivi sono state licenziate e che nessuno riassumerà mai. Abbiamo deciso di dedicare a tutte queste assenze l’8 marzo e chiediamo ai media di aiutarci a diffondere l’iniziativa».
Vittorio Di Trapani, segretario generale Usigrai con delega per le Pari opportunità a chiusura della discussione ha sottolineato che «riguardo la rappresentazione femminile in Rai non è questione solo di presenza ma di cultura. Per una nuova azienda pubblica è fondamentale promuovere il rispetto delle pari opportunità, l’inclusione della diversità». E ha aggiunto: «Ora che si sta discutendo del rinnovo del contratto di servizio e si lavora a un emendamento per l’introduzione del bilancio sociale, noi vorremmo che questo riguardasse un bilancio sociale e di genere». Tra gli altri sono intervenuti alla discussione Marco Mele, Giovanni Valentini, Virginia Piccolillo e Renato Parascandolo.
Fonte: Ansa
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