Mentre sui giornali Pdl e Lega inscenano un finto litigio (con tanto di insulti in piena tradizione leghista), dietro le quinte i due partiti di maggiornanza del defunto governo Berlusconi tramano i solti accordi per prendere le posizioni di potere in Rai.
Le indiscrezioni parlano della conferma di Alberto Maccari alla direzione del Tg1 e della nomina a direttore della Tgr di Alessandro Casarin, condirettore dei telegiornali regionali Rai con delega per il Nord. Sarebbe questa «l’intesa nella notte tra la Lega e il Pdl» riferita da Beppe Giulietti sulle prossime nomine in Rai su cui il cda è chiamato a esprimersi. E contro le quali Giulietti si rivolge al presidente di viale Mazzini Paolo Garimberti mentre l’Usigrai, annunciando una folkloristica iniziativa, è pronta a ricorrere alle vie legali ove mai risultasse decisivo per le nomine il voto del consigliere Antonio Verro, proclamato deputato del Pdl ma ‘autosospeso dall’attività parlamentare‘ fino alla scadenza a marzo del mandato in viale Mazzini.
«Mi assumo tutta la responsabilità di quello che dico e spero di essere smentito subito dalla Rai e dalle persone coinvolte: è stata raggiunta questa notte – ha annunciato Giulietti a radio Radicale – un’intesa tra la Lega e il Pdl, che poi qui fanno finta di litigare, per procedere nella prossima seduta del C.d.a., costi quel che costi, a nominare per un anno ulteriormente l’attuale direttore del Tg1 Maccari, già in pensione, e a nominare un direttore della Lega che si chiama Casarin alla Tgr, con due condirettori del centro destra. E’ un’occupazione militare assoluta, dicendo ad Antonio Verro, che è attualmente consigliere Rai e parlamentare in carica, di presentarsi al voto e se è necessario di votare anche 5 contro 4 perché serve in questo momento un’operazione di controllo politico militare del servizio pubblico. Se non è vero smentiscano». «Mi rivolgo al presidente della Rai Garimberti e ai consiglieri di amministrazione e le autorità di garanzia – ha affermato l’ex leader Usigrai – affinché si dissocino: chiunque possa lo deve fare, anche rassegnando le dimissioni».
Carlo Rognoni, responsabile del Forum Pd per la Riforma del sistema radiotelevisivo, in una nota afferma: “Non voglio crederci! Ma se fosse confermata la notizia diffusa da Beppe Giulietti di Articolo 21, in Rai avremmo toccato il fondo, anzi raschiato il fondo del barile. Saremmo davanti a uno scandalo insopportabile e inaccettabile, le cui conseguenze non potrebbero che essere quelle di far precipitare la Rai in una crisi di governo profonda e irrecuperabile». «Alla faccia dell’informazione plurale e autonoma del servizio pubblico. Difficile immaginare che il presidente della Rai resti al suo posto così come quei consiglieri che sentono la preoccupazione di scelte adeguate e responsabili oggi che sono alla fine del loro mandato ancor più di ieri. Non voglio crederci, poi, perchè immagino che anche se Pdl e Lega hanno firmato questo patto scellerato, sarà il direttore generale Lorenza Lei ad avere la forza e il coraggio di opporsi. E – come si sa – le proposte in Cda alla Rai devono sempre essere fatte dal direttore generale. Non dai consiglieri, neppure dalla maggioranza del consiglio»..
«Pdl e Lega non perdono il vizio di litigare sulla pelle dei cittadini e tornare a nozze quando si tratta di occupare poltrone, quelle della Rai innanzitutto». Lo ha affermato il capogruppo dell’Italia dei Valori in Senato, Felice Belisario, convinto sarebbe «gravissimo se venisse confermata la voce di un accordo segreto nel centrodestra sulla spartizione delle nomine in Rai». «Il servizio pubblico – ha detto ancora il capogruppo Idv- vive un momento di grande crisi che può essere, però, un’occasione di rilancio. L’unica strada da seguire è quella di attivare una nuova governance che punti sulla professionalità e sulla competenza, dai dirigenti ai giornalisti. Ma, soprattutto, che veda i partiti alzare i tacchi ed uscire dalla porta principale di viale Mazzini. L’unico modo per rilanciare il servizio pubblico è ripartire dalla sua autonomia, mettendo fuori i mercanti dal tempio».
«Non so di accordi ma mi stupirei se in tempi di tanta sobrietà si moltiplicassero le nomine. Noi non partecipiamo e se questo succederà diremo con voce alta la nostra». Così Pier Luigi Bersani dà l’altolà a voci di un’intesa tra Pdl e Lega su una tornata di nomine al prossimo cda di viale Mazzini. «Ho già detto chiaro – afferma Bersani – che noi non partecipiamo e che la Rai deve essere sottratta alla deriva sospendendo i vecchi riti e riformando la governance di una così grande azienda pubblica».
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