La crisi del mercato pubblicitario si fa sentire (Mediaset né sa qualcosa), nonostante gli apprezzabili sforzi dei vertici Sipra. Traducendo tutto questo in denaro, si parla di circa -40 milioni di euro rispetto alle previsioni trimestrali. La Sipra dovrebbe in teoria chiudere il 2012 con introiti prossimi al miliardo di euro: c’è chi ormai prevede invece un realistico 915-920 milioni. Anche se è tutto da stabilire, poiché Olimpiade e Europei di Calcio (teoricamente) potrebbero produrre ottimi affari. Comunque vadano le cose, Sipra chiuderebbe ad almeno -50 milioni: questo, nella migliore delle ipotesi possibili.
Un duro colpo non solo per l’azienda ma anche per la stessa Lorenza Lei, candidata alla successione di se stessa (e sponsorizzata dal Vaticano), che contava di poter mostrare al ministero del Tesoro (azionista Rai, dunque Mario Monti in persona) e al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera una ottimistica previsione di pareggio anche per il 2012. Per mantenere un simile impegno, non le resta che dare il via a una ulteriore manovra, che tradotto significa ulteriori tagli ai costi.
Tre giorni fa, in una ristretta riunione in vista del Cda convocato per il 26 aprile (quando si discuterà la prima riprevisione di bilancio 2012) Lorenza Lei e i vicedirettori generali Gianfranco Comanducci e Antonio Marano, con i dirigenti del comparto finanziario, hanno messo a punto una possibile manovra da ben 60 milioni di euro. La fetta che riguarda più da vicino il telespettatore è il -20 milioni immaginato per gli investimenti nella produzione. Cioè meno soldi per la fiction, per tutti i programmi prodotti dalla Rai, per l’intrattenimento e gli show. I tagli coinvolgeranno quindi le reti Rai: -5 milioni a Raiuno, -3,5 a Raidue, -1 a Raitre, -2 al resto della produzione dei vari canali digitali, e soprattutto l’informazione già ridotta all’osso dai precedenti Piani industriali.
Il Piano di riassetto infinito della Lei non risparmierà gli asset Rai (-15 milioni di euro) a partire dal cinema, e riserva -5 milioni alle spese della Corporate (dagli impegni di rappresentanza alla comunicazione). Per la prima volta Viale Mazzini potrebbe toccare i dipendenti con altri 20 milioni sottratti dai premi di risultato previsti in caso di bilancio positivi e alle parti mobili degli stipendi dei dirigenti. Ma la stretta sul Bilancio Rai sarà pagata come al solito dai precari, tanti contratti a tempo determinato non saranno rinnovati e quelli a progetto verranno ridotti ancora una volta.
Ora il dossier, dopo un’ultima limatura da parte dei vicedirettori generali, è sul tavolo di Lorenza Lei. Che dovrà affrontare un nodo spinosissimo. Può la Rai, tv pubblica e legata a un contratto di servizio, incidere così pesantemente sulla quantità e la qualità dei programmi condannando i palinsesti a un inevitabile impoverimento editoriale e anche a un congruo ricorso alle repliche? Altro punto interrogativo. Tagliare sul prodotto significa necessariamente produrre meno novità e diventare meno appetibili verso i clienti pubblicitari. Non si aggraverebbero così i problemi della Sipra, ma si andrebbero a risolvere forse quelli di Publitalia 80, concessionaria di Mediaset ancora più in crisi?
Un direttore generale che abbia davanti a sé altri due anni di incarico potrebbe sostenere il peso di un bilancio negativo puntando a una migliore performance l’anno seguente. Ma Lorenza Lei deve necessariamente pensare all’immediato. Difficile pensare che deciderà di non tagliare. A dimostrazione del clima che regna alla Rai, ci sono i 38 dipendenti licenziati a New York da Rai Corporation, attiva da 51 anni negli Stati Uniti, per la politica di ottimizzazione delle risorse decisa nei consigli di amministrazione della fine dello scorso anno.
Fonti: Il Corriere della Sera | Il Fatto Quotidiano
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Rai quartier latino Ameican E 'stato colto da ex dipendenti per il mancato pagamento SEDE RAI è sotto embargo
dopo 50 anni abolito il simbolo dell´italianita´ in un continente che presenta la piu´ alta concentrazione di connazionali all´estero. Una lettera, poche righe e la fine di un "servizio" che durava da mezzo secolo. Si´, dal lontano 1964 per la precisione quando un Consiglio d´Amministrazione di una RAI forte e spregiudicata, guidato da veri manager come Delle Fave e Granzotto, decideva di aprire una sede della RAI in America Latina. Fu scelto il Dott. Luigi Casini, fino a poco prima Direttore della Sede RAI di Ancona, un personaggio ritenuto "esemplare" dai vertici della compagnia. Erano tempi di crescita, allora, e la sede RAI di New York con il mitico Ruggero Orlando aveva pochi anni di vita, ma quei pionieri di allora videro nel Sudamerica il continente delle opportunitá, quasi mezzo secolo prima.
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La Rai abbandona l´America Latina. Da oggi porte sbarrate alla sede di Montevideo in Avda. 18 de Julio 1044 - EP Galeria Diri. E tutti licenziati, impiegati e dirigenti. Dopo 50 anni abolito il simbolo dell´italianita´ in un continente che presenta la piu´ alta concentrazione di connazionali all´estero. Una lettera, poche righe e la fine di un "servizio" che durava da mezzo secolo. Si´, dal lontano 1964 per la precisione quando un Consiglio d´Amministrazione di una RAI forte e spregiudicata, guidato da veri manager come Delle Fave e Granzotto, decideva di aprire una sede della RAI in America Latina. Fu scelto il Dott. Luigi Casini, fino a poco prima Direttore della Sede RAI di Ancona, un personaggio ritenuto "esemplare" dai vertici della compagnia. Erano tempi di crescita, allora, e la sede RAI di New York con il mitico Ruggero Orlando aveva pochi anni di vita, ma quei pionieri di allora videro nel Sudamerica il continente delle opportunitá, quasi mezzo secolo prima. Oggi, che il PIL del solo Brasile ha giá superato quello dell´Italia ed il continente vola ad un ritmo di oltre il 5% all´anno, mentre la povera Spagna aumenta il suo budget di diffusione culturale del 10% e la Francia del 30%, gli Istituti Italiani di Cultura nel mondo ricevono il 60% in meno e la RAI chiude le sue sedi all´estero. Resta New York, chiude RAI Corporation una branche inutile soltanto per mangiarsi un po´ di soldi, e si chiude Montevideo, dopo 46 anni di grande lavoro e presenza. La cosa che fa pensare pero´ è che la sede dell´America Latina aveva un budget annuale uguale alla quarta parte dello stipendio di Antonella Clerici e dava lavoro a una ventina di persone, diffondendo la cultura e la lingua italiana in lungo e in largo. Centinaia di canali TV ricevevano bellissimi programmi prodotti in Italia o all´estero: migliaia di emittenti radio riproducevano programmi culturali meravigliosi ritrasmessi dalle centinaia di emittenti radiotelevisive italiane. Circa 35milioni di sudamericani ascoltavano tutti i giorni Giornali Radio in Italiano, Spagnolo e Portoghese. Quest´ultimo servizio, ripetiamo per circa 35 milioni di persone, costava all´anno all´erario pubblico quanto riceve un autista di un Direttore RAI in 2 mesi!!..non oltre 20.000 euro!...in 365 giorni. La sede RAI di New York costa milioni di Euro e produce pochissimo. Fino all´anno scorso ci lavoravano circa 60 persone (oggi meno) di cui una ventina......ci lavoravano, il resto....."legge il giornale e si becca lo stipendio" malignano in molti.
All´epoca del primo Direttore Luigi Casini che decise di piazzare la sede a Montevideo perché, negli anni ´60 l´Uruguay era l´unico paese senza rischi dittature e con una stabilitá invidiabile, la RAI era proprio grande. Si vedeva Studio 1 e Canzonissima in Televisione, si vincevano 2 Martin Fierro dell´APTRA argentina, arrivavano Luigi Tenco e Caterina Caselli, Presidenti, Ministri ecc. Era l´epoca d´espansione della PIRELLI che oggi ha, in America Latina, quasi la metá di tutto il suo fatturato mondiale, o della FIAT che domina vari mercati. Loro restano e crescono, la RAI se ne va!!! I primi programmi di RAI International, all´epoca dei grandi direttori come Morrione, avevano una presenza massiccia, una forza formidabile, si investiva e l´immagine del nostro paese era alta. Oggi, purtroppo, non soltanto le escort di Berlusconi o le pagliacciate di Sgarbi hanno distrutto la nostra immagine, ma ci si impegna ad ucciderla. Una lettera scarna della futura ex RAI Corp. lascia sul lastrico funzionari che hanno lavorato per 20, 30 e 40 anni nella storica sede di 18 y Rio Negro.
Una pena......ma anche la dimostrazione dell´enorme cecitá che la classe politica italiana ha nei confronti di questo continente. Si poteva ridurre, portare la sede a Buenos Aires in un ufficio piú “spartano”......ma no, qui si chiude!! si chiude l´America Latina.....chiude l´Italia!!