Da un articolo di Alberto Guarnieri su Il Messagero del 16/12/2012:
Secondo indiscrezioni attendibili rivelate oggi dal Messaggero, potrebbero essere 600 o forse 700 i tagli al personale che il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, ritiene necessari per riordinare i conti della tv pubblica, appesantita se non immobilizzata da 12 mila dipendenti, migliaia di precari e 200 milioni di debiti.
Certo non basteranno gli esodi incentivati per far passare senza polemiche e proteste una simile cura dimagrante. Ma Gubitosi non vuole solo tagliare. Conta di farlo sì, ma per poter assumere energie fresche. Giovani, che in Rai quasi non esistono, capaci di affrontare con competenza e freschezza mentale le nuove sfide della multimedialità alle quali la tv pubblica non può più sottrarsi e verso le quali è in grave ritardo.
«Qualche neo laureato della Luiss potrei raccomandarglielo», scherza, ma nemmeno troppo, Pier Luigi Celli, indimenticato predecessore, ora alla guida della prestigiosa università dell’Enit. Celli ha molta stima di Gubitosi e ritiene «necessario» il suo piano di interventi, anche se ancora non se ne conoscono i singoli dettagli operativi. Anche un anziano giornalista Rai non ha difficoltà a dire che «sotto i trent’anni colleghi proprio non ne ho».
Il sindacato dei giornalisti Usigrai non commenta ancora il piano ma si prepara a una trattativa che non sarà facile. Da questo fronte ci si limita a ricordare che a pagare esodi anticipati sarebbero soprattutto le donne. E non si manca di far notare che i primi provvedimenti del nuovo vertice aziendale sono andati proprio a colpire i redattori delle varie testate. Per loro almeno 5 giorni di ferie obbligate entro l’anno e, per chi ha cento giorni di arretrato, l’obbligo di smaltirne almeno venti entro gennaio.
Gubitosi vuole che la Rai torni a produrre la gran parte dei programmi al suo interno. Come farlo prevedendo tagli di personale? Il dg vuole rimodellare le figure professionali, arrivare ad evitare duplicazioni di ruolo e privilegi che in Rai sono all’ordine del giorno. D’altra parte, si fa notare dal settimo piano, Mediaset ha circa la metà dei dipendenti Rai e Sky un terzo. Eppure i fatturati dei tre big del settore televisivo sono equiparabili. Anzi, chi sta peggio è proprio la tv pubblica.
Se la battaglia sindacale si annuncia ostica, meno pesante, anzi roseo, sembra essere il clima in consiglio di amministrazione. Antonio Verro, tra i più critici verso il nuovo vertice, lamenta di apprendere le cose per via indiretta, ma conviene sul fatto che la Rai ha bisogno di «una profonda ristrutturazione». Luisa Todini non vuole entrare nel merito in attesa di un dibattito a viale Mazzini con i colleghi, ma ammette che «tagliare qualcosa è assolutamente necessario». Dentro l’azienda c’è preoccupazione ma anche la sensazione che senza una svolta la Rai non può andare avanti. Con un pubblico sempre più anziano e nessuna strategia precisa nei confronti delle nuove tecnologie. Tante riforme sono fallite. Anche le «divisioni» con cui Celli voleva dividere e magari vendere per quote parte dell’ azienda. Poi le «direzioni» di Lorenza Lei. Ora si aspetta il nuovo piano con la convinzione che potrebbe essere l’ultimo senza bisogno di versare lacrime e sangue.