Il mercato pubblicitario è sempre più in crisi, e chiude il 2011 con un -3,8% a 8,6 miliardi di euro. Un dato negativo che preoccupa non tanto per la quantità, quanto per la sua qualità. «È la prima volta che il mercato va sotto per la seconda volta dopo un anno di ripresa», spiega infatti a ItaliaOggi il direttore dell’Advertising information service di The Nielsen Company Alberto Dal Sasso. Una sorta di ricaduta, quindi, che come quelle temibili dell’influenza colpiscono più duro perché vanno a incidere negativamente su un organismo già provato.
«Rispetto alle crisi passate, non c’è paragone», continua Dal Sasso. «Quelle che abbiamo subito nei primi anni 90, o nel 2002, sono arrivate a un anno dalla crisi economica generale e hanno segnato un segno meno seguito però da una serie di valori in risalita costante fino al 2008. Nel 2009 c’è stata la débâcle che tutti conosciamo, e la ripresa seppur lenta la abbiamo intravista solo nel 2010. Per la prima volta, però, l’anno successivo alla ripresa porta ancora il segno meno davanti: una vera e propria ricaduta. Cosa succederà nel 2012? Questo calo è solo un riassestamento più arduo del previsto o è una crisi sistemica? I segnali che stiamo già raccogliendo per il mese di gennaio, purtroppo, registrano ancora un clima negativo».
Eppure, il 2012 si presenta come un anno ricco di eventi. «È vero, è un anno pari e questo aiuta », continua Dal Sasso. «Il 2011 è stato sgonfio, quest’anno invece ci aspettiamo i risultati degli Europei di calcio e delle Olimpiadi, ma stiamo parlando di pianifi cazioni che segneranno maggiormente il secondo semestre, da maggio in poi, e il secondo è in genere un semestre scarico rispetto al primo. Aspettiamo di vedere come reagisce nel frattempo il mercato, che è alquanto umorale». Per sollevare l’umore del mercato, qualche aspetto positivo in questa crisi c’è però stato: sono scesi gli investimenti ma sono aumentati gli investitori (1.974 nuovi clienti, contro 1.812 persi per un totale di 3.762 aziende che hanno pianifi cato nel 2011) grazie anche a politiche di sconti e incentivi che hanno attirato i piccoli imprenditori che prima non si sarebbero avvicinati a una pianificazione pubblicitaria.
La difficoltà, insomma, fa bene ai muscoli del sistema. Ma soprattutto lascia spazio anche a nuovi talenti, magari tra i cosiddetti nativi digitali che non arrivano ai trent’anni e si affacciano sul mondo del lavoro con un bagaglio culturale necessariamente in linea con le tendenze dei nuovi mezzi. Tra i mezzi che sono andati meglio, infatti, il digitale è protagonista. «Il web, con il suo +12% e la tv digitale tematica», precisa Dal Sasso. Mentre a soffrire di più è stata la free press (una tipologia di stampa quotidiana segnata dalla recentissima chiusura della testata Rcs City).
Il presidente del gruppo L’Espresso, Carlo De Benedetti, nel corso della presentazione di un libro, ha dichiarato ieri che: «la crisi sarà lunga, non si conclude nel 2013, ma andrà avanti ancora 4-5 anni». De Benedetti ribadisce la sua ricetta per superare il momento storico: «studiare, imparare, perchè la battaglia del futuro si combatte con l’elemento competitivo del sapere».
Fonti: ItaliaOggi | MF-DJ