«Entro poche settimane approveremo il riordino degli incentivi alle imprese, con meccanismi automatici di credito d’imposta per la ricerca e l’innovazione» annuncia il ministro per lo Sviluppo Corrado Passera in una lunga intervista rilasciata al Il Sole 24 ore. «Dobbiamo fare il massimo sforzo per creare le condizioni per lo sviluppo e quindi nuovi posti di lavoro» aggiunge descrivendo i progressi del governo a partire da una delle misure di liberalizzazione: ad esempio la separazione di Eni «che uscirà completamente dal gruppo Snam», e soprattutto sul miglioramento delle infrastrutture digitali.
Una delle sfide del governo tecnico, all’interno della nuova Agenda Digitale, è proprio l’annuciato superamento del digital divide che relega ancora il Paese tra gli ultimi posti in Europa per copertura della Banda Larga e per velocità delle reti Internet. Ma Passera, fresco di colloquio con Chris Anderson (Wired) e Dale Dougherty (O’Reilly Media), rassicura: «forniremo collegamenti per tutti di almeno 2 megabit entro il 2013, per questo con Fabrizio Barca abbiamo già messo in sicurezza dei fondi per le regioni meridionali, recuperando 700 milioni legati all’Europa».
Per superare il divario digitale con una rete fissa e veloce servirebbero una manciata di miliardi di euro, che dovrebbero arrivare dalle Regioni, dallo Stato e dall’Europa. Ma pare che il governo stia accantonando l’idea di contribuire alla costruzione nazionale delle reti ultrabroadband in fibra, e stia invece puntando molto sullo sviluppo delle reti mobili, già programmato dalle compagnie delle telecomunicazioni. L’esempio di Metroweb e F2i andrebbe replicato con l’aiuto della Cassa Depositi e Prestiti, afferma Passera. Ma «per le autostrade digitali è l’offerta che crea la domanda». Vedremo comunque se queste “promesse digitali“, che ricordano vagamente le sparate dei ministri del governo Berlusconi (Romani e Brunetta peridiocamente strillavano “banda larga per tutti entro il 2012”) saranno mantenute.
Per quanto riguarda il problema delle frequenze tv, dopo lo stop del beauty contest, che andrà a scadere a breve, Passera ribadisce: «Siamo contrari a cedere a titolo gratuito beni di valore di proprietà dello Stato come le frequenze e non c’è nessun motivo per ritornare indietro rispetto a questa decisione». L’ipotesi più gettonata dagli uomini del Ministero pare sia l’adozione di un’asta low cost che metterà in vendita a prezzi stracciati alcune frequenze per Rai, Mediaset e TI Media, mentre un’altra parte dei canali saranno ceduti dopo un anno alle compagnie telefoniche. Il ministro poi confessa a Il Sole 24 Ore, a proposito della paventata riforma della Rai, che non è ancora tempo e non vi sono i modi per una nuova governance della tv pubblica. «Alle nomine del nuovo consiglio, essendo tra un mese, si arriverà per definizione con la governance attuale. Dopodichè sarà il presidente del Consiglio a decidere».
Fonte : Il Sole 24 Ore
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