Netflix sbarcherà in Italia a fine 2015, forse per Natale.
La versione italiana della tv online più grande del mondo, col suo gustoso catalogo di film e serie tv a 7,99 euro al mese, ha già stretto accordi con Telecom Italia e voci di mercato parlano di altre collaborazioni con produttori italiani del settore. Lo rivela il settimanale di approfondimento Repubblica Affari&Finanza.
Tutto questo mentre in Francia, dove Netflix è arrivato appena lo scorso settembre, fanno notizia gli 8 milioni che il gruppo Usa ha impegnato per produrre con Gaumont la serie Marseille, una fiction politica sulla linea inaugurata con il successo planetario di House of Cards e che sarà messa online entro l’anno con quello che è ormai il classico stile Netflix: tutte le puntate assieme contemporaneamente. E un accordo analogo potrebbe arrivare presto con un altro produttore.
Perché fa paura Netflilx? Per due ragioni. La prima è che i suoi utenti consumano video e pagano. E poi perché, più ancora della crescita di abbonati e fatturato, fa impressione l’uso di banda. «Negli Usa Netflix consuma più di un terzo del traffico intenet in download nelle ore di picco, e fa registrare il più alto volume tra tutti i servizi video a banda larga. I suoi più diretti concorrenti, iTunes e Amazon, sono molto lontani, con quote rispettivamente di 2,8 e 2,6%, mentre YouTube consuma il 14% della banda disponibile», spiega Augusto Preta, direttore di It Media Consulting che a fine mese pubblicherà il rapporto Il video on demand in Europa con gli scenari di mercato fino al 2018.
Il successo di Netflix ha cambiato lo scenario dell’industria dell’entertainment, portando benifici e profitti soprattutto per le major del cinema e della produzione tv e logicamente per le telco, da cui la società compra traffico. A pagare il conto, almeno a prima vista, sono state le pay-tv. La società fondata da Reed Hastings sta sottraendo pian piano utenti e abbonati alle grandi piattaforme della tv a pagamento: come ad esempio Hbo di Warner e Fox di News Corp negli States, o Sky Europe, Canal Plus di Vivendi nel vecchio Continente. E prossimamente andrà a concorrere nei mercati spagnoli e italiani, appunto, per sconvolgere i mercati di Sky Italia, Premium di Mediaset e Movistar di Telefonica.
Una tendenza che interferisce con quanto sta accadendo sul contiguo comparto delle tlc, con le grandi telco che entrano nel mercato dei contenuti tv: come Telefonica appena citata, ma anche Bt in Gran Bretagna, o At&t negli Usa che ha in corso la conquista della pay satellitare Direct Tv per la cifra record di 48 miliardi di dollari.
Fonte: Repubblica Affari&Finanza