Da un articolo di Marco Ludovico del 07/11/2010 su ilsole24ore.com:
Sul Wi-fi libero adesso spunta la via breve
Tranne casi particolari, l’obbligo del rilascio della licenza da parte del questore decadrà. E, soprattutto, via ogni forma di identificazione e documentazione cartacea. La liberalizzazione degli accessi wi-fi nei locali pubblici parte da qui e il problema di sapere chi, quando e come ha navigato, se insorgono esigenze giudiziarie e di sicurezza, non è poi così difficile da risolvere.
Queste norme, contenute del disegno di legge sulla sicurezza approvato dal Consiglio dei ministri – il testo dovrà avere ancora alcune limature prima di essere pubblicato – sono ormai delineate. Il dubbio, intanto, è che possa trattarsi di un’operazione effimera (si vedano le perplessità già segnalate sul Sole 24 Ore di ieri), visto che si tratta di un provvedimento che deve ancora avere l’ok dei due rami del Parlamento: ma è un dubbio che dovrebbe essere risolto presto.
Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, considera il tema più che prioritario. Le norme del Ddl prevedono che la liberalizzazione sarà resa operativa da un decreto interministeriale, fatto dal Viminale insieme ai dicasteri Sviluppo economico e Pubblica amministrazione e innovazione, con il parere del garante della Privacy. Un provvedimento, quest’ultimo, che in caso di fine anticipata della legislatura potrebbe trovare una modalità formale per decollare subito e da solo. Anche perché il consenso politico sarebbe bipartisan.
Gli aspetti tecnici sono stati già individuati e le linee di principio segnate. Non serve la licenza per tutti i siti di accesso che già hanno una registrazione ufficiale, se non un’autorizzazione, che li rende riconoscibili in automatico dall’Interno. Alberghi, bar, ristoranti, centri commerciali, università, per citare alcuni esempi. Ma anche per il privato che apre un nuovo luogo pubblico di navigazione online potrebbe bastare la semplice domanda alla questura, con il meccanismo del silenzio assenso entro 15 giorni dall’istanza. Il punto più problematico, in realtà, è un altro: il meccanismo, ormai antidiluviano nelle procedure attuali, di identificazione dell’utente, con consegna di documento cartaceo, registrazione e fotocopia. Di certo c’è che d’ora innanzi, intanto, i meccanismi saranno tutti online. Vanno definiti e seguono due strade: le informazioni fornite dal navigatore e quelle del computer.
Per il Viminale il problema è poter ricostruire la traccia elettronica di una persona, se necessario. Alcuni sistemi di pagamento elettronici, come la carta di credito o il bancomat, sono di grande aiuto. Altri aspetti consentono comunque di risalire all’utente. Certo, le maglie della rete poliziesca virtuale si allargheranno un po’, ma Maroni ne è al corrente. Come sa che, comunque, la nostra Polizia postale ha ormai armi raffinate per dare la caccia ai malviventi sulla rete. Già la semplice registrazione on line, all’inizio della navigazione, seguita con procedure corrette garantisce l’esclusione del pericolo di anonimato. Tutti i dettagli applicativi, insomma, saranno previsti dal decreto interministeriale, fondati sul principio che la traccia elettronica che noi lasciamo è spesso più che sufficiente alle forze di polizia per poter risalire ai nostri percorsi in rete. Si parla perciò anche di «identificazione indiretta».
Resta da vedere come sarà gestita la fase di passaggio dalle norme del decreto Pisanu antiterrorismo al nuovo regime annunciato. Maroni è intenzionato a far presto, molto presto. Sarà abrogato l’articolo 7 del decreto Pisanu. E non è escluso che non ci sia neanche una fase transitoria, proprio per bruciare le tappe.
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