Da un articolo di Roberto Sommella su MF – Milano Finanza del 11/06/2011:
Bruxelles non vuole che il governo assegni le frequenze digitali migliori a Rai e Mediaset e mette in guardia l’Italia.
Bruxelles pungola Roma. Lo scorso anno si era chiuso con la proroga del divieto di incrocio tra stampa e tv e il via libera UE a Sky sul digitale terrestre; oggi alle porte dell’estate, sono sempre più aggrovigliati i due nodi che il governo del cavaliere dovrà sciogliere quanto prima. Si tratta della procedura di assegnazione gratuita tramite beauty contest di 5 multiplex di frequenze digitali televisive e della vendita di altri MHz dello spettro elettromagnetico agli operatori telefonici per la banda larga mobile, che dovrebbe portare 2,4 miliardi nelle casse dello Stato. Se quest’ultima è sempre più in forse, stante la perdurante occupazione dei canali da parte delle televisioni locali che hanno spinto Telecom Italia & C a minacciare Palazzo Chigi di disertare in massa l’operazione, quella della concessione gratuita di canali è finita su un binario morto. Complice Bruxelles.
Secondo quanto ha potuto verificare MF – Milano Finanza, la Commissione europea, che deve esaminare il disciplinare di gara redatto dagli uffici del ministro dello Sviluppo, Paolo Romani, sta preparando in silenzio una polpetta avvelenata per Mediaset e Rai. Gli uomini di Joaquin Almunia, lo spagnolo titolare del gabinetto per la concorrenza europea, hanno infatti chiesto all’Italia di specificare nei bandi di gara per le frequenze digitali la tipologia delle medesime. In soldoni, come gli operatori sanno bene, le frequenze non sono tutte della stessa qualità, soprattutto in un territorio difficile come quello italiano, e il sospetto della Commissione europea è che dietro i tre lotti del beauty contest (A per i nuovi entranti, B per i network preesistenti, C per i gruppi telefonici con sfruttano i canali per la tv mobile DVB-H) si celino favori e sgambetti.
La cosa ha preoccupato non poco i tecnici ministeriali italiani che, a quanto pare, sono corsi alla rappresentanza italiana presso l’UE, per manifestare le loro buone ragioni e, pare, siano riusciti ad ammansire un pò i guardiani antitrust. Ma da Bruxelles non è ancora arrivato il semaforo verde e senza di esso la gara, che Romani vorrebbe lanciare entro settembre, non potrà partire, con buona pace anche del processo di digitalizzazione in corso.
La mora della UE. Ma che cosa chiede esattamente Bruxelles al governo italiano? Tutto è contenuto in una lettera riservata spedita qualche mese fa. A proposito della decisone dell’Autorità delle comunicazioni relativa proprio al beauty contest in arrivo, cioè la gara ad assegnazione gratuita dei multiplex, la Direzione generale concorrenza della UE ha messo i puntini sulle i: «La delibera Agcom – si legge – è in linea con i risultati della discussione avvenuta con i commissari Reding e Kroes a proposito della procedura d’infrazione del 2005 (derivante dal dividendo digitale costituito dalla Legge Gasparri). Siamo consapevoli che, una volta pubblicata la delibara dell’Autorità di settore, il ministro dello sviluppo economico specificherà ulteriormente i termini di gara per il beauty contest e il suo regolamento. Proprio per questo – prosegue la Commissione – per essere in grado di accertare la piena rispondenza delle soluzioni negoziate e per fare un progresso ulteriore e definitivo per la risoluzione della procedura di infrazione, avremmo bisogno di esaminare le condizioni del disciplinare di gara». E il punto sarebbe proprio questo. Il prospetto di gara che dovrebbe assegnare le frequenze a Rai, Mediaset, Sky, Telecom Italia Media, e a un quinto soggetto scelto tra operatori italiani quali il gruppo l’Espresso, RCS o anche stranieri (sono in corsa RTL, Virgin e Viacom) ancora non va.
Almunia vorrebbe chiedere al governo di destinare i mux migliori ai nuovi entranti (tra cui Sky), lasciando agli incumbent (gli operatori preesistenti quali Rai, Mediaset e TI Media) gli altri. Non solo. Pare che il commissario europeo non sia soddisfatto neppure del sistema di punteggio definito da Romani per il concorso di bellezza tra le emittenti nazionali. Per Almunia, infatti, l’assegnazione dei punti in base al prestigio e al successo dell’azienda tv, e soprattutto rispetto alla presenza e alla copertura sul territorio nazionale, penalizza fortemente gli operatori nuovi entranti che non operano sul mercato italiano.
La posizione europea ha una sua coerenza. La gara per le frequenze tv digitali è stata concepita e imposta dall’Europa per aprire il settore televisivo italiano, monopolozzato dal binomio Rai-Mediaset, a nuovi e differenti concorrenti, come chiede da anni la stessa Agcom presieduta dal presidente Corrado Calabrò, che proprio martedì 14 giugno terrà la sua attesa relazione annuale.
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