L’economia digitale italiana può arrivare a contribuire fino al 4% del PIL. E’ questo uno dei risultati della ricerca “Sviluppare l’economia digitale in Italia” condotta dal Digital Advisory Group, un gruppo promosso da American Chamber of Commerce in Italy e composto da oltre 30 delle più importanti aziende del settore quali Telecom, Cisco, Microsoft e inoltre l’Università Bocconi, il Politecnico di Torino e Mckinsey.
Il Dag ha realizzato una ricerca e poi ha stilato 12 proposte con cui si impegna a superare gli ostacoli che ancora l’Italia ha sul digitale. Dal 2005 al 2009 l’economia digitale ha contribuito per il 14% alla crescita del PIL e si sviluppa a un tasso 10 volte superiore al totale nazionale. Attualmente costituisce solo il 2% del PIL, mentre in Francia pesa oltre il 3% e nel Regno Unito e Svezia oltre il 5%. L’impatto indiretto, calcola lo studio, è di ulteriori 20 miliardi di euro. Negli ultimi 15 anni sono stati creati circa 700.000 nuovi posti di lavoro collegati al Web (al netto degli impieghi persi un contributo di 320.000 unità).
La crescita media annua per le imprese attive nella rete è stata del 10%, il surplus di valore per i consumatori è di 7 miliardi di euro. «Siamo a un punto di svolta – conclude lo studio – e per superare alcuni ostacoli DAG fa 12 proposte: colmare il digital divide, pianificare le reti di nuova generazione, favorire l’armonizzazione della normativa digitale a livello europeo, creare un advisory board strategico per le politiche digitali, incoraggiare la propensione dei consumatori al web, promuovere modalità innovative di consegna degli acquisti online, lanciare road-show digitali per le PMI a livello regionale, sostenere l’attività e-commerce delle PMI, promuovere i servizi di e-government esistenti migliorandone la fruibilità, pianificare lo sviluppo di una formazione digitale di qualità, costituire una Digital Experience Company e infine incentivare le start-up digitali. (ANSA)