Si allontana la ripresa per il settore dell’ICT made in Italy. Secondo il rapporto Assinform 2011, realizzato in collaborazione con NetConsulting, nei primi tre mesi del 2011 il comparto ha subito una battuta d’arresto con una crescita negativa pari a -1,3% (-2,9% nel primo trimestre 2010). La scomposizione della domanda rivela andamenti diversi, con l’hardware attestato a – 2,1% (-2,3%), il software +0,4% (-1,5%), i servizi IT -1,5% (-3,8%), l’assistenza tecnica -2,9% (-4,9%). Molto peggio il mercato delle telecomunicazioni che ha perso il 4,2% rispetto al primo trimestre 2010.
L’indagine Assinform di fine aprile ha evidenziato, rispetto a febbraio, un peggioramento degli ordinativi delle aziende informatiche, confermato da una netta riduzione della propensione agli investimenti in nuovi progetti IT da parte delle imprese-clienti. Le previsioni per il 2011 oscillano fra una stima pessimista di -0,8% e una ottimistica di +1,3%.
Il presidente di Assinform, Paolo Angelucci, tiene però a precisare che il comparto software sta tenendo e aumenta la componente innovativa dei servizi di telecomunicazioni, giunta a coprire ormai il 30% del totale, come cresce anche il mercato del cloud computing (giro d’affari da 130 milioni di euro che salirà a 410 nel 2013). Secondo Assinform, «un profondo cambiamento tecnologico sta investendo il mondo digitale, basato su una sempre maggiore integrazione fra infrastrutture avanzate di Tlc e innovazione IT, ma le nuove opportunità vengono percepite da un nucleo ancora troppo ristretto dell’economia e della società italiane. Il risultato? «Un digitalizzazione del Paese che si sviluppa a macchia di leopardo creando zone di digital divide che tagliano fuori interi territori e ampie fasce di popolazione e ampliando il ritardo con il resto d’Europa».
La percentuale di imprese italiane che utilizzano la banda larga è al di sotto della media europea (la media italiana è dell’83%). Un’Italia che sconta un ritardo complessivo nel processo di digitalizzazione, e che ha al suo interno rilevanti disparità territoriali. Ad esempio le imprese delle regioni della Calabria, Sardegna, Basilicata, Puglia, Molise e Trentino, con 77% si trovano a livello di paesi poco virtuosi come la Repubblica Ceca, Irlanda, Ungheria, mentre le regioni del Piemonte, Liguria e Val d’Aosta con oltre 86% possono vantare una media di imprese connesse pari a Germania, Gran Bretagna e Svezia.
Il rapporto Assinform riporta altri dati poco incoraggianti dell’ICT italiano. Le Pmi italiane che vendono grazie ai servizi di eCommerce sono solo il 3,8% contro 13,4% di quelle europee; mentre le imprese che acquistano online sono il 16,5% contro 26,4%. Bassa è la percentuale della popolazione del nostro paese che usa frequentemente Internet: il 45,7% contro 53,1% della media UE. I servizi di banking online sono usati dal 17,6% degli italiani contro il 36% in media degli europei. I cittadini italiani che usano servizi di eGovernment si atestano al 17,4% contro 31,7% degli europei. L’accesso alla banda larga delle famiglie italiane si ferma al 48,9% contro 60,8% delle famiglie del vecchio continente. Mentre il semplice accesso a Internet delle famiglie italiane è al 59% contro 70,1% di quelle europee. In Italia solamente il 14,7% della popolazione fa acquisti online contro 40,4% degli europei. E il fatturato imprese italiane attraverso l’eCommerce si attesta al 5,4% contro 13,9% di quelle europee.
Un nuovo studio, condotto dalla London Business School per Nokia Siemens Networks, ha analizzato nel dettaglio il grado di connettività utile alla rete Internet in 50 paesi del pianeta, registrando ancora dati sconfortanti per l’Italia. Mentre paesi come Svezia e Danimarca primeggiano in questa speciale classifica di connettività, il nostro paese si posiziona per il secondo anno consecutivo al 22esimo posto, prima di Ungheria, Polonia e Grecia (ultimo tra i paesi europei). L’analisi commissionata da Nokia ha confermato il trend positivo italiano nel settore delle telecomuncazioni mobili, con un’utenza complessiva pari all’89,5%, e con il proliferare di SIM card attive: 150 ogni 100 abitanti. L’Italia però avrebbe così accumulato un notevole ritardo rispetto alle altre economie avanzate, recuperabile soltanto a partire da un maggior flusso di investimenti nel settore ICT.
Fonti: ilsole24ore.com | Corriere delle Comunicazioni | puntoinformatico.it