Il ministero dello sviluppo economico è in cerca di soluzioni per il complicato dossier sulla liberazione della banda 700 MHz in favore del 5G e sulla riduzione dello spettro elettromagnetico a disposizione delle emittenti televisive. Al tavolo coordinato ieri dal ministro Luigi Di Maio hanno partecipato emittenti nazionali e locali, operatori di rete, radio, fornitori di elettronica e televisori, associazioni di settore, rappresentanti delle regioni.
L’asta in corso per le frequenze del 5G per la banda ultralarga mobile rivoluzionerà il settore. Per far posto a chi si aggiudicherà le risorse 5G i broadcaster televisivi dovranno traslocare (gradualmente) entro la metà del 2022 su nuove frequenze e le tecnologie del digitale terrestre dovranno adeguarsi allo standard più perfomante del DVB-T2. L’Agcom è pronta a emanare due provvedimenti: uno sui criteri di conversione dei diritti d’uso delle freequenze e l’altro su un’analisi di mercato sulle esigenze di capacità trasmissiva per broadcaster nazionali e locali all’indomani della rivoluzione del 5G.
Secondo l’Authority per le comunicazioni non è più ammissibile la legge che riserva almeno un terzo delle frequenze alle tv locali (regola ritenuta non più giustificabile dato l’uso più efficiente dello spettro). Di qui l’analisi per certificare la possibilità di soddisfare i bisogni delle emittenti locali anche con una minore disponibilità di capacità trasmissiva. Così facendo si libererebbe spazio per le emittenti nazionali.
Permane però il problema della riassegnazione delle nuove porzioni di spettro alle tv nazionali. Lo staff del ministro starebbe pensando a una procedura competitiva. Il disegno per la nuova gara potrebbe essere avviato dal punto di vista normativo con la Legge di Bilancio. Il tavolo, che si aggiornerà con gruppi tecnici, non si preannuncia però una passeggiata. Già ieri sono emerse posizioni diverse, anche aspre in alcuni casi: l’allarme per il ritardo fin qui accumulato; una certa preoccupazione sui tempi dello Switch-off al nuovo sistema del digitale terrestre (l’industria chiede maggiori certezze), sulle compensazioni economiche (per alcuni insufficienti) previste per gli operatori e sugli incentivi per gli utenti che in futuro dovranno adeguare decoder o televisori allo standard DVB-T2.
Gli operatori tv nazionali e gli altri attori coinvolti puntano con la bava alla bocca agli incassi dell’extragettito che piovono senza sosta dalla gara per il 5G, che ieri è arrivata a ben 5,15 miliardi di euro, più del doppio della base d’asta fissata a 2,5 miliardi. Mediaset, Rai, La7, Discovery, Sky e gli altri potrebbero chiedere al governo di utilizzare una quota del “tesoretto” per aumentare le compensazioni o gli incentivi. Si deciderà nelle prossime settimane.
Del resto, Di Maio sarebbe intenzionato a sfruttare almeno una parte dell’extragettito per l’innovazione digitale. Ieri il ministro ha parlato dell’obiettivo di assicurare il trasferimento delle frequenze entro le scadenze stabilite, anche «valutando interventi correttivi e/o integrativi della normativa di settore».«I tempi sono strettissimi», osserva Franco Siddi, presidente di Confindustria Radio Tv, «dobbiamo arrivare ad una proposta prima che sia approvato il Ddl bilancio, ultimo veicolo disponibile per intervenire invia definitiva sul percorso di transizione». Anitec-Assinform, con il vicepresidente Marco Hannappei, in rappresentanza dei fornitori di televisori e apparati, incalza sulla necessità di «tempistiche certe e di una corretta programmazione». Riuscirà Di Maio a evitare il solito e immancabile caos delle frequenze Tv all’italiana?
Fonte: Il Sole 24 Ore