La vendita dei ricavi della Serie A o di un asset della Lega ai fondi di investimento potrebbe tramutarsi in un’affare da 2 miliardi di euro. Ma non tutti i club sono d’accordo. Il calcio italiano è in crisi. Tutte le entrare che derivano dai diritti TV (circa un miliardo di euro l’anno), cioè la maggior parte dei ricavi della Serie A, vengono spesi dai club ancora prima di averli incassati.
I diritti TV del triennio 2021-24 (quelli pagati da DAZN e TIM e in parte minima da Sky) hanno garantito 927 milioni di incassi, una cifra più alta del previsto, anche grazie alla vendita in esclusiva. Ma le previsioni per la prossima asta sono pessime, e c’è la quasi certezza che per il prossimo triennio i ricavi dalla vendita delle immagini delle partite saranno molto più bassi.
Per questi motivi la Lega Calcio ha bisogno da molto tempo di un partner finanziario. Come già avvenuto in passato, i club di A rappresentati dal presidente Lorenzo Casini hanno aperto un fronte di dialogo con alcuni Fondi di investimento. Sono giunti infatti in questi ultimi mesi delle nuove manifestazioni di interesse da parte di alcuni fondi. E le 20 società in assemblea hanno dato l’ok all’analisi delle proposte.
A breve dovrebbe arriva sul tavolo della Lega Serie A la manifestazione di interesse da parte di Searchlight Capital, società di private equity. Ma la proposta più concreta e allettante, a cui Casini lavora da luglio, è quella del fondo Carlyle in partnership con l’inglese Apax e con Three Hills Capital. Le discussioni sarebbero ancora in una fase iniziale. Ma sarebbe già stata costituita una newco dal nome propiziatorio “Love for Football” per la possibile operazione.
Le proposte dei fondi mirano ad acquisire una partecipazione dei ricavi della Lega Calcio e propongono di lavorare per aumentarli. I fondi potrebbero acquistare il 10% delle entrate della Serie A (circa 2 miliardi di euro) senza una scadenza a breve o a medio termine. L’obiettivo dei club sarebbe quello di fare aumentare il valore dei diritti TV e dei ricavi in generale.
Alcune società di A però sono contrarie all’ingresso dei fondi di investimento. La Lazio di Lotito, il Napoli di De Laurentis e la Fiorentina di Joe Barone, ma anche la Juventus di Agnelli si oppongono ai fondi perché il loro arrivo significherebbe una sostanziale perdita di potere. Le società investitrici infatti pretendono la nomina di amministratore delegato della Lega Calcio, anche se da una rosa di nomi fornita dai club.
Intanto l’assemblea dei club di A ha sfornato il piano B per i diritti TV: il progetto della creazione di un canale TV e di una piattaforma della Lega, già visto sulla carta numerose volte in passato, che dovrebbe vendere in proprio le immagini dei match agli utenti finali ma anche agli operatori TV e OTT.
Fonte: La Repubblica