L’emergenza virus ha creato un perenne stato di indecisione nella nostrana industria del calcio. La ripartenza, sempre se sarà possibile, non ha ancora una data certa. È certo invece che entro il 2 agosto 2020 tutti i campionati nazionali europei dovranno terminare secondo le disposizione dell’UEFA.
In gioco per la Serie A ci sono tantissimi soldi, proventi dei diritti TV che pagano le televisioni (Sky e DAZN). I club spingono per ripartire il più presto possibile. Ma un grossa fetta delle società di calcio preferirebbe chiudere qui la questione campionato e pensare al prossimo che sarà sicuramente difficile da gestire.
Una serrata anticipata dell’attuale stagione 2019-20 costerebbe un contenzioso legale con i broadcaster per i diritti TV nazionali e internazionali del valore di circa 350 milioni. Ma sarebbe solo l’inizio della fine con la svalutazione progressiva del valore dei diritti della Serie A che oggi valgono 1,4 miliardi all’anno.
La ripartenza del campionato, oltre a non avere una data, significherebbe l’avvento di enormi difficoltà di applicazione dei protocolli sanitari proposti dalla Lega Serie A e dalla commissione della FIGC. Perché potrebbe costare milioni di euro, tra test sierologici e tamponi in cliniche private, organizzazione in strutture idonee dei ritiri, senza avere la benché minima sicurezza di poter iniziare o terminare il torneo calcistico.
Sta di fatto che i 20 club di Serie A sono compatti nel chiedere il pagamento completo dei diritti TV. Sky, DAZN e IMG (che vende i diritti all’estero) hanno già saldato cinque rate su sei bimestrali per la stagione 2019-20, per oltre 1 miliardi di euro (su un totale di 1,3 al netto della mutualità). Il 1° maggio scade l’ultima tranche da circa 233 milioni. Con la rata pagata a marzo poco prima dello stop al calcio per l’insorgere della pandemia, i broadcaster sono creditori della Serie A per le quote corrispondenti ai match fin qui non disputati.
Sky Italia si è detta disposta a pagare il dovuto a maggio, ma ha chiesto uno sconto di 120 milioni per la prossima stagione che si profila più contratta nei tempi in considerazione del prolungarsi di quella attuale e dell’appuntamento con Euro 2021. Questa soluzione è già stata adottata in Germania per i diritti della Bundesliga, con Sky che ha ottenuto una riduzione sul totale da versare per la stagione 2020-21. DAZN che non sta attraversando un periodo brillante con lo stop internazionale allo sport ha chiesto una dilazione sui prossimi pagamenti.
Qualora poi si giocasse solo in parte il residuo dell’attuale annata si porrebbe la questione della restituzione di una quota di quanto già versato. Sky e DAZN hanno acquisito il diritto di trasmettere 380 partite a stagione. Ecco perché l’ipotesi di convertite le attuali restanti 124 gare in un play off consentirebbe loro di risparmiare una fetta di quanto dovuto. Viceversa i club potrebbero essere costretti per le regole del lavoro a corrispondere per intero gli ingaggi ai calciatori. Da qui il rigetto categorico dell’ipotesi di un cambio del format prima ventilata dal presidente FIGC Gabriele Gravina e ora dalla UEFA. L’intermediario Usa IMG, titolare dei diritti esteri della Serie A intanto potrebbe semplicemente posticipare di 2 mesi le scadenze, sempre in vista di una possibile ripresa.
Dopo le scintille tra Sky e la maggioranza dei club che avevano supportato nei mesi scorsi l’ipotesi di affidare agli spagnoli di MediaPro (nel frattempo in difficoltà in Francia dove dovrebbero lanciare una piattaforma ad hoc per la Ligue 1 dal prossimo anno e costretti a mettere in cassa integrazione quasi 1200 dipendenti in patria) la fondazione e commercializzazione di una canale TV della Lega Serie A, le prospettive per il prossimo bando sul triennio 2021-2024 appaiono negative.
È improbabile che Amazon (attivo sul versante calcistico in Gran Bretagna e Germania) decida di partecipare all’asta sui diritti del prossimo triennio e dunque la Lega Calcio dovrà con ogni probabilità sedersi al tavolo delle trattative con le stesse aziende contro cui sta innalzando le barriere dell’intransigenza, pretendendo il versamento integrale di quanto dovuto. Una strategia che anche se si evitasse oggi una battaglia legale potrebbe essere pagata sul valore del prossimo contratto. Lo stesso vale per l’intermediario sui diritti esteri che ha garantito nell’attuale triennio un contratto da circa 1 miliardo complessivo.
Senza un’agenzia del calibro di IMG difficilmente la Lega Serie A pare avere la capacità di andare a vendere direttamente i diritti tv nei vari paesi. Questi ultimi del resto alle prese con le ricadute domestiche della crisi economica se fossero costretti a tagliare il budget sarebbero orientati verosimilmente a concentrare i propri investimenti su Premier e Liga. A discapito di una Serie A che ha colpevolmente accumulato Oltralpe un rimarchevole ritardo. E che nel prossimo futuro potrebbe pagarne tutte le conseguenze.
Fonte: Il Sole 24 Ore