La Lega Calcio guarda al futuro della tv, e in particolare agli operatori al mondo del web, i cosiddetti Over The Top. E chiede alle istituzioni una sostanziale revisione della commercializzazione dei diritti televisivi, partendo da un aggiornamento della legge Melandri.
In occasione del dibattito “I diritti del calcio in tv: dal decreto Melandri alle nuove piattaforme‘”, nell’ ambito degli Screenings Rai 2013 di Firenze, Lega Calcio e i principali broadcaster italiani hanno concordato sul fatto che l’attuale legislazione italiana, che non prevede nuovi mezzi di diffusione come il web, ma si limita alle piattaforme tv via satellite o terrestri, va assolutamente cambiata.
Secondo la Lega A, le aste per i diritti tv (da centinaia di milioni di euro) dovrebbero aprirsi anche agli operatori di Internet, da Google a Apple. Google con il suo modello di business free potrebbe non essere interessata, ma il calcio sulla Apple Tv pagando un canone fisso all’anno per partite in streaming e in HD potrebbe essere un nuovo business per Apple.
«Per il modello di business di Apple, mi sembra difficile che Apple Tv possa decidere d’investire nei diritti del calcio». Lo ha detto il presidente Infront Italy, Advisor Lega Calcio serie A, Marco Bogarelli. «Non escludo comunque – ha aggiunto Bogarelli – che una società florida come Apple possa decidere in futuro d’investire in questo senso. Forse non gli peserebbe nemmeno».
Lo stesso Bogarelli lancia quindi la provocazione: basta guardare solo a digitale terrestre e satellite, si apra anche ai siti di scommesse e agli operatori web. In Francia infatti i principali siti di scommesse versano dei contributi alla Lega Calcio, e il Italia il giro delle scommesse sportive fattura 4 miliardi di euro in un anno.
All’incontro, coordinato dal direttore commerciale Rai, Luigi De Siervo hanno partecipato, fra gli altri, oltre allo stesso Bogarelli, Matteo Mammì, Sort right and programming director Sky Italia, e Giuseppe Pasciucco, direttore diritti sportivi Rai. «Si va verso una vendita dei diritti per prodotto e non per piattaforma – ha spiegato De Siervo -. Anche per fare questo la legge Melandri, che è un po’ datata, andrebbe rivista».
«La valutazione sulla legge Melandri è positiva, ma ora c’è bisogno di una fase due che tarda ad arrivare – ha aggiunto Matteo Mammì -. Sky paga molto più degli altri per i diritti domestici e, anche a causa di una congiuntura negativa, i broadcaster non sono in grande forma. Se questo possa presupporre una diminuzione eventi trasmessi a fronte di un’esclusiva è uno sviluppo che stiamo analizzando».
Fonte: Ansa
Sono d’accordo, il mio dubbio il canone fisso cioè la spesa.