Scoppia la rivoluzione per il mercato delle pay-tv. In seguito alla vicenda, balzata agli onori delle cronache mondiali, della querelle legale tra l’industria del calcio e la signora Karen Murphy, titolare di un pub a Portsmouth, la Corte di Giustizia UE ha respinto il ricorso portato avanti della Premier League (FAPL) contro i pub che utilizzano schede greche per pay-tv (meno care di BSkyB, l’operatore tv titolare dei diritti in Inghilterra) per la trasmissione delle partite del campionato di calcio inglese. La sentenza impone che stabilire limiti territoriali e nazionali per l’utilizzo di schede per decoder è contrario alle norme sul mercato unico UE.
La Corte Euorpea ha infatti determinato che un sistema di licenze televisive frammentato su base nazionale, come è quello attuale del calcio, è contrario al diritto della concorrenza dell’Unione. I privati quindi hanno diritto ad utilizzare le loro schede ovunque nei 27 paesi. Inoltre, anche nell’ipotesi in cui la normativa nazionale riconoscesse agli incontri sportivi una tutela analoga – il che sarebbe, in linea di principio, compatibile con il diritto dell’Unione – il divieto di utilizzare schede di decodificazione straniere andrebbe al di là di quanto necessario per garantire un’adeguata remunerazione dei titolari di tali diritti. Poi si specifica che una partita non può essere considerata “opera” protetta dal diritto d’autore, ma lo sono le sigle di apertura/chiusura delle rispettive leghe che perciò possono essere trasmesse nei locali pubblici solo previa “autorizzazione dell’autore”. (ANSA)
2 thoughts on “Diritti Tv Calcio: illegittimi i limiti territoriali delle schede pay-tv. La signora Murphy vince la sua battaglia contro la Premier League”