Continua l’inarrestabile moria delle emittenti locali del mercato televisivo. Dopo le gravi difficoltà riscontrate da numerose tv del Piemonte, della Campania e della Toscana, che in alcuni casi hanno determinato la chiusura delle stesse, la tremenda crisi del settore colpisce anche la Liguria. I giornalisti e gli operatori di Telegenova da mesi sono infatti senza stipendio e sono rimasti addirittura senza luce, con l’ impossibilità di produrre la parte giornalistica dell’emittente, che non può andare in onda. I sindacati denunciano la crisi dell’ emittente e definiscono le difficoltà dei lavoratori parlando di «una situazione inaccettabile».
Un documento durissimo firmato da Marcello Zinola, segretario dell’ Associazione Ligure Giornalisti e Gianni Pastorino, segretario Slc-Cgil di Genova, ribadisce il «giudizio negativo» sui nuovi proprietari, subentrati a novembre nel ramo d’ azienda dedicato alla produzione dei programmi, che è stato invece separato dalla rete. In mezzo sono rimasti i 17 dipendenti dell’ emittente, 5 giornalisti e 12 amministrativi e tecnici, con 4 persone in cassa integrazione a zero ore.
I dipendenti non ricevono più lo stipendio da mesi, lavorano in condizioni impossibili, e in ultima denunciano questo episodio: il 6 marzo scorso l’ azienda «ha comunicato la chiusura temporanea della sede causa cambiamento del gestore che fornisce l’energia elettrica. In altre parole, nella sede di via XX settembre non c’è energia elettrica, dunque non si può lavorare. La programmazione giornalistica è stata sospesa, mentrei programmi di intrattenimento sono assemblati in altre sedi. Secondo la nota sindacale «la storia di Telegenova oggi è fatta di decreti ingiuntivi per i salari non percepiti, ispezioni da parte degli enti previdenzialie del lavoro, un procedimento giudiziario per comportamento antisindacale, anche il Corecom informato della situazione dell’ emittente». Il sindacato lancia quindi un appello alle istituzioni e alla politica: «Non vi diciamo non andate a Telegenova, non partecipate a trasmissioni – è l’ invito – ma vi chiediamo di informarvi prima su come le realizzeranno e nel rispetto di quali diritti e doveri».
Fonte: repubblica.it