DGTVi spinge l’esecutivo Monti a ripristinare «un metodo virtuoso che ha portato ai risultati positivi che tutti conosciamo per raggiungere gli obiettivi impegnativi dei prossimi mesi». Ma i “virtuosismi” dell’avvento della tv digitale, generati dal lento, disorganizzato e farraginoso sistema che invece esalta l’associazione delle tv nazionali, hanno causato solamente enormi disagi alla popolazione, con i noti oscuramenti televisivi prima, durante e dopo i vari step del passaggio al digitale terrestre. Un metodo di “alta eccellenza” che è riuscito ad intasare con svariati ricorsi i tribunali amministrativi sulle stesse problematiche delle assegnazioni delle frequenze e dei numeri del telecomando, o sul contestatissimo concorso di bellezza pro-Mediaset delle frequenze tv. Un carrozzone digitale guidato dagli operatori dominanti del mercato televisivo e dal precedente governo che, attraverso ritardi abissali nella burocrazia e i tagli ai finanziamenti pubblici, è riuscito “virtuosamente” a mettere in ginocchio l’intero comparto dell’emittenza locale, forse l’unica finestra che da adito all’informazione plurista nella tv italiana.
DGTVi fornisce poi i consueti i dati, raccolti dallo Studio Frasi, sullo sviluppo della tv digitale secondo i quali nel 2011 il digitale terrestre è cresciuto di 11 punti. L’Osservatorio dello Studio Frasi rileva come la trasformazione da analogico a digitale sia avvenuta sostanzialmente in soli due anni. A fine 2008 la televisione era seguita in modalità digitale terrestre per appena il 4,9% del tempo complessivo, a fine 2011 siamo al 70%. Il 2009 è stato l’anno del convincimento che la vecchia tv sarebbe davvero diventata digitale, il 2010 quello del sorpasso sull’analogico, il 2011 quello del consolidamento, l’anno in cui tutte le regioni, anche quelle non ancora passate attraverso lo switch-off, hanno notevolmente incrementato l’utilizzo della tv digitale terrestre.
La Basilicata, ad esempio, ha visto salire in un anno di ben 10 punti l’utilizzo della piattaforma DTT. La regione leader è il Veneto con l’88,8%, seguita dal Friuli con l’87,5% e dall’Umbria con un utilizzo all’86,4%, ma tutto il Paese ha preso atto della trasformazione e delle nuove opportunità offerte dai nuovi canali decretando, proprio attraverso il consumo, il passaggio definitivo al digitale.