Forse ha proprio ragione Alberto Guarnieri: sembra di vivere in un altro mondo, almeno secondo l’associazione delle tv nazionali DGTVi. Dalle colonne del consueto spazio “Quinto Potere”, sul quotidiano Il Messaggero di ieri lunedì 7 marzo, il giornalista sottolinea la totale mancanza di obiettività e l’enfasi trionfalistica che emerge dalle pagine dell’ultimo numero della rivista on-line DIGITA del consorzio che rappresenta Mediaset, Rai, TI Media e D-Free, quando invece nella reale situazione del passaggio al digitale terrestre sembra andare tutto a rotoli.
DIGITA, l’organo stampa di DGTVi, infatti nel suo ultimo numero di febbraio mette in evidenza lo “straordinario” risultato di 20 milioni di famiglie in possesso di almeno un decoder della rivoluzione del digitale terrestre. Peccato che, in conseguenza dello spegnimento di tutti i segnali analogici (lo Switch-off), quattro famiglie italiane su cinque sono state obbligate ad acquistare gli apparecchi per continuare a vedere la Tv. Perciò non c’è nulla di straordinario su un dato di fatto logico, a parte il record di vendite dei sintonizzatori e dei tv con decoder integrato (3 milioni solo nel mese di dicembre 2010).
Di cose fuori dall’ordinario invece si potrebbe discutere per quanto riguarda i costi eccessivi sopportati dai cittadini per affrontare il passaggio al dtt, e si potrebbero mettere in bella evidenza i grossi e diffusi disservizi tecnici e i grandi problemi sociali che questa transizione mal organizzata al digitale ha causato e sta ancora causando ai cittadini. Della mancanza di informazione di base per l’utenza tv, anche per le semplici istruzioni, dell’assenza dei segnali tv della Rai e delle emittenti private protratta per mesi dopo gli Switch-off, e delle proteste dei telespettatori infuriati, DIGITA non sembra interessarsi, occupandosi solo dei “trionfi” del digitale terrestre.
La stessa miopia rispetto al mondo reale si riscontra in DIGITA quando nella relazione mensile affronta l’argomento sull’assegnazione delle frequenze tv. L’associazione delle tv nazionali, che nel frattempo ha perso i rappresentanti dei quelle locali (fatto non segnalato dal sito ufficiale), si permette di chiamare “timidezze” le grosse problematiche e gli evidenti rischi di chiusura di tutto il comparto delle tv locali italiane, obbligate dal governo alla rinuncia di una parte di loro canali (i famosi 800 MHz) per l’asta per la banda larga mobile degli operatori tlc, fondamentale per il bilancio della Legge di Stabilità. Queste timidezze però hanno portato le associazioni delle tv locali a uscire improvvisamente da DGTVi, a protestare e scioperare contro le decisioni del Ministero dello sviluppo economico, e inoltre a bloccare, nell’ultima riunione del CNID, la definizione del nuovo calendario degli Switch-off del digitale terrestre per il 2011 e per il 2012.
«Eppure – afferma DIGITA – questa potrebbe essere un’occasione storica, nello stesso interesse delle tv locali, per dare un nuovo assetto allo stesso settore rendendolo più competitivo, più fruibile dagli spettatori e fondato, oltre che sull’irrinunciabile pluralismo, anche sulle reale dimensioni di impresa e qualità delle offerte». Ma come farà il mercato tv a divenire più competitivo e a basarsi sul pluralismo se quella manciata di network nazionali si accaparreranno (nel prossimo beauty contest) le ultime frequenze disponibili e nel frattempo la maggior parte di quelle locali andranno incontro alla chiusura definitiva?
Tornando ai dati forniti da DIGITA, a livello nazionale la penetrazione del digitale terrestre è salita a fine dicembre (con lo Switch-off del nord Italia) al 79,1% del totale delle famiglie. Sono anche logicamente saliti gli ascolti della tv digitale che hanno superato il 60% del tempo complessivo dedicato alla visione delle trasmissioni tv da parte della popolazione italiana, ed ha fatto un timido esordio sul mercato anche la Tv Over The Top, che tradotto da DGTVi è quella «possibilità di associare alle trasmissioni tv tradizionali (a palinsesto) una vasta gamma di servizi e contenuti provenienti da Internet, grazie a dispositivi ibridi».
DGTVi però fotografa una realtà dimezzata del panorama dalla transizione alla tv digitale terrestre, accantonando e nascondendo consapevolmente tutti i problemi e gli attriti che questa rivoluzione tecnologica imposta dall’alto sta creando nel nostro paese.
3 thoughts on “DGTVi, il digitale terrestre e il paese che non c’è”