25 milioni di euro di perdite per Dahlia Tv. In questo modo si chiuse il 2010 della pay-tv della piattaforma del digitale terrestre, messa in liquidazione da febbraio 2011, secondo le cifre pubblicate dal quotidiano Italia Oggi, cifre che associate ai 21 milioni in rosso del 2009 (primo anno di attività del gruppo) determinarono con tutta probabilità la definitiva chiusura della società, con perdite per gli azionisti superiori ai 100 milioni.
Un danno economico che ha inciso anche sul fatturato di Telecom Italia Media, azionista di minoranza di Dahlia, sia per l’investimento pari a 23 milioni di euro nel gruppo della pay-tv (partecipazione poi svalutata a zero nel 2011), sia per i mancati introiti da 13,4 milioni per l’affitto delle frequenze del digitale terrestre. Multiplex concessi successivamente in affitto a Mediaset.
Il bollettino dell’Antitrust appena pubblicato descrive l’ultima situazione della pay-tv defunta al limite della sopravvivenza imprenditoriale: il 25 febbraio 2011 Dahlia aveva appena 174.292 tessere attive, di cui 32.436 abbonati e 141.856 utenti prepagati. Una penuria di abbonati/tifosi derivante dalla perdita nel 2010 dei diritti di trasmissione delle partite delle squadre di calcio della Fiorentina, del Palermo e del Bologna, assegnati clamorosamente dalla Lega Calcio a Mediaset Premium. La dirigenza di Dahlia pochi mesi prima della chiusura dichiarava di poter vantare 850 mila tessera attive. Nel novembre del 2010, afferma Fabrizio Grassi, ex ad della società, intervistato da Italia Oggi, sono però scaduti i diritti di visione di 120 mila tessere ereditate dalla vecchia televisone a pagamento La7 Carta più, e nei mesi successivi quasi nessun abbonato ha rinnovato l’offerta.
La storia poi è nota: gli azionisti di Dahlia hanno cominciato a investire sempre meno denaro, frenati anche dai fallimenti e dalle difficoltà delle analoghe pay-tv del mercato spagnolo, portoghese e tedesco. La famiglia Wallenberg e il fondo americano Constellation dalla fine del 2010 hanno chiesto un maggior coivolgimento di TI Media che ha ripetutamente declinato l’invito. E gli stessi investitori stranieri di Dahlia, stufi dei ritardi accumulati dal governo italiano per l’avvio della gara a beauty contest che avrebbe potuto concedere gratuitamente alla pay-tv delle preziose frequenze tv, decisero di chiudere tutto prima che le perdite assumessero dimensioni insostenibili.
Ora è tutto finito. E il 16 settembre la procedura di liquidazione di Dahlia prevede che i creditori debbano decidere sulla proposta di concordato preventivo, ammesso dal Tribunale di Roma, con cui si prevede il pagamento dei titolari di smart card nella misura del 16% del credito residuo.
Fonte : Italia Oggi