La riforma del canone Rai annunciata dal governo Renzi si è bloccata.
Il testo del decreto sulla tassa per il possesso di un apparecchio televisivo (la più odiata dagli italiani), che dovrebbe trasformarsi in un’imposta variabile (dai 35 agli 80 euro) in base al reddito e alla capacità di spesa delle famiglie, si è arenato sulle modalità di riscossione che restano al momento un mistero.
L’annunciata riforma dell’imposta sulla tv pubblica (introdotta per Regio decreto nel 1938) mira a garanire quel miliardo e 700 milioni di euro incassato annualmente dalla Rai, allargando la base imponibile e diminuendo le cifre a carico del cittadino. Mira inoltre a recuperare una volta per tutte quei 500-600 milioni annui di evasione dell’abbonamento Rai.
Al Ministero dello sviluppo e a Palazzo Chigi, il team guidato dai sottosegretari Antonello Giacomelli e Luca Lotti le sta pensando tutte. In un primo momento si era pensato di agganciare il canone all’acquisto del televisore. Ma poi, come ha segnalato la presidente Rai, Anna Maria Tarantola, ci si è resi conto che il modello basato sul possesso della tv è destinato a divenire obsoleto con l’avanzare delle nuove tecnologie e dei nuovi dispositivi digitali.
Si è pensato poi di adottare il modello francese, dove il canone è calcolato in base ai metri quadri della propria abitazione, considerati come indice di benessere. Ma pareva più una tassa sulla casa. L’ultima opzione, la più gettonata, è il calcolo in base al reddito. Ma così facendo sfuggirebbero gli evasori sicali. Meglio affidarsi all’indice Isee (gli indicatori di ricchezza) allora.
I dubbi dell’esecutivo che hanno di fatto bloccato la realizzazione del decreto riguardano invece la modalità di pagamento del canone tv. Per trasformare la tassa sulla proprietà del televisore in un’imposta a carico di tutti i cittadini italiani, gli uomini di Renzi hanno pensato alla bolletta elettrica, come fece in passato uno dei governi Berlusconi. La pratica dovrebbe sostituire il tradizionale bollettino con un modello F24 (e con una voce in più nella bolletta elettrica). Ma secondo Sonia Oranges de Il Secolo XIX, non ci sarebbero i tempi necessari per approvare il decreto e per varare la riforma entro il 2015. E soprattutto l’Authority per l’Energia si è sempre definita contraria all’inserimento del canone in bolletta, anche se si è resa disponibile a fornire i dati dei consumatori.
Renzi pare non essere convito da nessuna delle soluzioni proposte. Ma i tempi stringono (manca tecnicamente solo un mese) per decidere se e come riformare questo benedetto e odiato canone tv.
Fonte : Il Secolo XIX