Scoppia il caso dell’asta per frequenze tv per la banda larga mobile. Sono molte le società tlc che lamentano difetti nei termini della gara che assegnerà le frequenze tv, ma la prima ad uscire allo scoperto è l’ex-monopolista Telecom Italia attraverso una lettera del suo ad Franco Bernabè indirizzata al ministro dello sviluppo Romani e a quello dell’economia Tremonti.
Il numero uno di Telecom afferma che i 2,4 miliardi di euro stimati dal governo e dall’Agcom per l’acquisto da parte delle telco delle licenze delle frequenze tv (i canali 61-69 UHF) in palio nell’asta LTE sarebbero eccessivi, perchè «l’effettiva e completa liberazione dei canali da parte delle tv locali appare incerta, e perchè devono essere ancora disciplinate le modalità e i tempi della liberazione delle frequenze, la cui implementazione potrebbe portare ad un contenzioso dagli esisti imprevedibili».
Le associazioni delle emittenti locali infatti non mollano (sono gli unici operatori tv costretti dal decreto legge Omnibus a cedere i canali), e chiedono al governo una maggiore somma di indennizzo per lasciare i propri multiplex ora occupate dalla tv digitale terrestre. A Bernabè non piace pure la recente delibera dell’Agcom che ha imposto una riduzione delle tariffe di terminazione mobile. Ulteriore limitazione che sommata al prezzo per l’acquisto delle frequenze per la banda larga mobile potrebbe determinare un ribasso dei ricavi e un aumento dei costi per Telecom Italia. (MF – Milano Finanza)