DGTVi si ritiene sorpresa dalle polemiche, perchè da più di due anni la gara non competitiva, il suo bando e il suo disciplinare sono stati oggetto e hanno positivamente superato numerosi confronti con la Commissione europea e con il Consiglio di Stato, soprattutto, aggiungo io, per approvare l’ingresso di Sky all’interno del concorso di bellezza, in seguito clamorosamente ritiratosi. E sempre secondo l’associazione guidata da Andrea Ambrogetti (Mediaset), nessuno ha mai contestato la sostanza del procedimento della gara pubblica, se escludiamo la pioggia di ricorsi e di critiche: dalle 4 istanze presentate al Tar del Lazio dagli stessi partecipanti, alle numerose contestazioni depositate sempre nelle sedi dei Tribunali Amministrativi dalle associazioni delle tv locali e da alcune emittenti regionali.
In tutta Europa, afferma DGTVi, le frequenze nel passaggio al digitale terrestre sono state assegnate su base gratuita e tramite procedura a Beauty Contest. In Gran Bretagna l’ITC (poi OFCOM) ha indetto una gara a beauty contest nel 2002 e ha assegnato tre mux liberati dal fallimento di ITV Digital. In Spagna nel 2005 alcuni canali digitali sono stati assegnati per via legislativa al canale pubblico RTVE e gli operatori privati, mentre attraverso un concorso di bellezza sono state concesse in licenza altre frequenze per i nuovi entranti nel mercato tv iberico.
In Francia il CSA ha assegnato i canali nel 2001 quando ancora erano analogici. Ad ottobre di quest’anno, col passaggio al digitale terrestre concluso, si è deciso, con molte polemiche, di assegnare 6 multiplex per i canali in alta definizione (attraverso gli standard Mpeg4 e DVB-T2) agli operatori francesi nazionali, ma il Consiglio superiore dell’audiovisivo francese è stato accusato di favorire in questo modo (esattamente come in Italia) gli incumbent storici (TF1, M6 e Canal+) del mercato tv transalpino. Inoltre la procedura di assegnazione di ulteriori canali bonus alle solite emittenti nazionali è stata bocciata dall’Unione europea perchè violerebbe le norme sulla concorrenza.
Perciò, secondo DGTVi, con uno sguardo al di fuori dei confini nazionali, una possibile asta onerosa per le frequenze tv sarebbe l’unica eccezione in Europa. «Le imprese (cioè gli incumbent del mercato tv – ndr), nel nome degli investimenti effettuati, hanno necessità di certezza del diritto. – afferma DGTVi – Non vorremmo che, alla conclusione di un processo di innovazione virtuoso per il nostro Paese, quale quello della digitalizzazione televisiva, si sacrificassero in corsa su qualche altare ideologico o politico gli interessi generali fin qui condivisi da tutti, interessi non di parte ma fondati sulla legittimità e sul diritto». L’associazione spera, quindi, che le istituzioni, a partire dal Ministero dello Sviluppo Economico, «sapranno individuare le soluzioni più opportune per proseguire e concludere questo stesso percorso nella medesima direzione fino ad oggi intrapresa. Altrimenti sarebbe davvero un esito amaro».
Il concorso di bellezza del digitale terrestre italiano, però, non garantirà la chiusura della procedura d’infrazione delle norme europee sulla concorrenza, dato che non farà entrare nella televisione nostrana neanche un nuovo operatore tv. E al di là del palese conflitto di interessi, atto a favorire le aziende di un solo soggetto privato (Mediaset), che DGTVi sbadatamente si scorda in ogni suo accorato editoriale su DIGITA, in questo particolare e delicato periodo di crisi economica, dove un governo non eletto, chiamato a mettere in ordine i conti di uno Stato allo stremo, che chiede a tutto il paese e soprattutto ai cittadini enormi sacrifici, non vedo perchè il ricco mercato della televisione, e del suo immutabile duopolio Rai-Mediaset, debba astenersi dagli impegni e dagli sforzi richiesti a tutti. Anzi sarebbe proprio legittimo nei confronti del sistema Italia acquistare in un’asta onerosa le tribolate frequenze tv e pagare inoltre un adeguato canone di concessione dei mux.
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