Niente da fare. Il concorso di bellezza del digitale terrestre, che prenderà il via dal 6 settembre, rimarrà tale e quale a quello pensato dal ministro dello sviluppo (che alcuni dicono di Mediaset) Paolo Romani: una sfilata di aziende televisive con tanto di premio finale.
E i 6 multiplex digitali (5 in DVB-T e una in DVB-H o DVB-T2) in lizza saranno assegnati gratuitamente agli operatori tv nazionali (Mediaset, Rai, Telecom Italia per i lotti B e C; Sky, Prima Tv, Europa 7 ed altri per il lotto A), che fremono e battagliano a colpi di ricorsi al Tar (da parte di Tivuitalia e di TI Media) per ottenere i canali in regalo.
Secondo Vincenzo Vita (PD), il conflitto di interessi di Silvio Berlusconi non ha consentito di far approvare l’emendamento alla manovra finanziaria che puntava a trasformare il beauty contest, che ricordo è stato imposto dall’UE per aprire il mercato tv alla concorrenza ed evitare le pesanti sazioni derivanti dalla Legge Gasparri del 2004, in un’asta per la vendita delle frequenze del dividendo digitale interno. Frequenze tv del valore di 1,2-1,5 miliardi di euro che avrebbero potuto fruttare alle casse (vuote) dello Stato anche 3 miliardi di euro, attraverso i rilanci di un gara competitiva come quella in corso d’opera tra le compagnie telefoniche per i canali dedicati alla banda larga mobile 4G.
«E’ stato bocciato l’emendamento condiviso anche da Idv e Terzo Polo – ha detto Vita uscendo dalla commissione Bilancio – quello che puntava a fare un’asta competitiva sulle frequenze tv così come si sta facendo per le telecomunicazioni», riferendosi all’asta in corso in questi giorni per l’assegnazione agli operatori tlc dei canali 61-69 UHF sottratti alle tv locali, che sta portando (per ora) 2,5 miliardi di euro nelle casse dello Stato.
«Il tema era stato ampiamente discusso nei giorni passati – ha aggiunto Vita – Ce l’abbiamo messa tutta. Se non ci fosse il conflitto di interessi del premier Berlusconi avremmo con questa norma anche messo l’Italia in linea con la Ue». Nonostante l’azione delle opposizioni politiche e la campagna mediatica scoppiata in questa ultima settimana per denunciare lo spreco di risore pubbliche, il beauty contest del digitale terrestre difficilmente avrebbe potuto cambiare forma. A causa dei limiti temporali imposti dall’UE, e perchè è stato accuratamente vagliato e approvato, in un lungo iter durato più di un anno, dall’Agcom, dal Consiglio di Stato e dalla Commissione europea. Quest’ultima in particolare ha approvato la regolarità della gara (mantenendo però alcuni dubbi) e l’ingresso di operatori extra-europei (come Sky).
E’ certo però che l’Europa farà annullare le procedure di infrazione pendenti sull’Italia solamente quando il mercato tv nostrano dimostrerà di essere concretamente aperto alla concorrenza. E con questa gara, che assegnerà le frequenze migliori ai vecchi operatori dominanti (Rai e Mediaset), ci sono poche speranze.
La gara non competitiva per l’attribuzione del dividendo digitale interno, che regalerà ai superplayer tv (Mediaset, RAI, Telecom Italia, Sky ed altri) multixplexer DTT nazionali per un valore a 1,2 a 6 mld di euro, si svolgerà come previsto mentre gli italiani dovranno tirare la cinghia perché, ancora una volta, non si è voluto toccare il core business della famiglia del presidente del Consiglio. “E’ stato bocciato l’emendamento condiviso anche da Idv e Terzo Polo – ha detto Vita uscendo dalla commissione Bilancio – quello che puntava a fare un’asta competitiva sulle frequenze Tv così come si sta facendo per le telecomunicazioni”, riferendosi all’asta in corso in questi giorni per l’assegnazione agli operatori tlc (per il potenziamento della banda larga mobile con tecnologia 4G) dei canali 61-69 UHF (sottratti alle tv locali), che porterà presumibilmente 2,5 mld di euro nelle casse dello Stato. “Il tema era stato ampiamente discusso nei giorni passati – ha aggiunto Vita – Ce l’abbiamo messa tutta. Se non ci fosse il conflitto di interessi del premier Berlusconi avremmo con questa norma anche messo l’Italia in linea con la Ue”. (M.L. per NL)
solo una parola: indignazione!!!
Lavoro per una tv locale e penso che nel nostro piccolo siamo ormai diventata una realtà importante e sempre in crescita.
Ci siamo dati molto da fare per il passaggio al digitale terrestre e ora arriva questo sgambetto!!!
E’ proprio vero… i soldi vanno con i soldi. Che delusione!!!