Le famiglie, infatti, hanno pagato in media 110 euro per il solo passaggio al digitale terrestre, stima che non tiene conto dei lavori di sistemazione dell’antenna o dell’acquisto di nuovi televisori o dvd, ma in cambio si sono ritrovati peggio di prima. Hanno guadagnato qualche rete televisiva in più, ma di pessima qualità, con televendite 24 ore su 24 o repliche 24 ore su 24. Difficile trovare canali che la notte non trasmettano donnine nude che ti invitano a chiamare numerazioni a pagamento e di giorno ad acquistare orologi o gioielli. Inoltre la stima di 110 euro non tiene conto del fatto che i vecchi videoregistratori non sono più utilizzabili (come prima nella programmazione delle registrazioni e nella visione contemporanea di un canale mentre se ne registra un altro – ndr), i televisori portatili con antenna incorporata li abbiamo dovuti buttare, il segnale continua a bloccarsi sul televisore principale mentre sui secondi e terzi televisori è praticamente impossibile guardare un programma.
Per il Codacons, «acquistare la frequenza all’asta significa, quindi, garantire almeno il consumatore che l’acquirente ha serie intenzioni di fare investimenti ed una programmazione vera». Per questo il Codacons chiede che l’Authority delle Comunicazioni non solo assegni le frequenze con asta ma che ogni anno l’assegnazione sia sottoposta ad una verifica e sia revocata nel caso la televisione non rispetti alcuni criteri preventivamente stabiliti a tutela dei telespettatori e che, quindi, ad esempio, superi il tetto di repliche; subisca dall’Antitrust più di 5 condanne in un anno per aver trasmesso programmi o pubblicità ingannevole; non abbia almeno un telegiornale al giorno; superi i tetti pubblicitari; non abbia una copertura adeguata del segnale. (AGI)