Secondo la precedente versione del testo, infatti, doveva andare al settore delle telecomunicazioni il 50% del surplus dell’asta del 4G (circa 1,5 miliardi di euro). La nuova bozza invece destina questi soldi al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato e all’istruzione. Lo scippo dei fondi pubblici per la banda larga, che dovevano essere gestiti dal Ministero dello Sviluppo economico per la costituzione di una newco per la fibra, è stato ispirato dalle evidenti difficoltà da parte di Romani sulla realizzazione del piano per le reti NGN, criticato dagli operatori tlc e dall’Agcom, e boicottato da Telecom Italia e Fastweb. L’affondo finale è arrivato da Metroweb di F2i che si è proposta come concreta alternativa al piano Romani per esportare il modello di sviluppo da Milano ad altre città, in modo da portare la fibra nei distretti industriali e nelle aree urbane con una buona domanda.
Le incertezze del piano Romani hanno contribuito a convincere Giulio Tremonti, ministro dell’Economia, a negare quei 770 milioni al settore tlc. Eppure quei soldi sarebbero serviti e non solo per il piano Romani. «Ci sarebbero utilissimi per eliminare il digital divide entro il 2013», afferma Domenico Tudini, presidente di Infratel, la società che per incarico del ministero e con fondi pubblici sta portando banda larga nelle zone non ancora raggiunte dagli operatori. «Abbiamo coperto finora 2 milioni di italiani. I fondi rimasti non ci bastano a eliminare il digital divide», aggiunge.
Solo per coprire con banda larga di tipo base (fino a 20 Megabit) i distretti industriali servono altri 149 milioni di euro, secondo uno studio di Confindustria. Telecom Italia, Fastweb e Corrado Calabrò, presidente di Agcom, avevano dichiarato che i 770 milioni dovevano andare contro il digital divide. Calabrò proponeva anche di investire in programmi statali per l’alfabetizzazione informatica e in contributi alle famiglie che si abbonavano alla banda larga. «Per il bene dell’innovazione in Italia, è necessario che quei soldi vadano alle tlc. Che a differenza delle televisioni hanno pagato, e tanto, le nuove frequenze», rincara Maurizio Dècina, ordinario di reti e comunicazioni al Politecnico di Milano.
Fonte: repubblica.it
Matteo Bayre è un esperto di nuovi media e tv digitale, freelance Front Web Developer, SEO Specialist e Web Content Editor. Blogger per passione. Ha una laurea specialistica in Scienze della Comunicazione.
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