Nella diciottesima giornata di gara, nelle 16 diverse tornate, sono stati effettuati 7 rilanci per acquisire blocchi di frequenze in banda 1800 MHz e 2600 MHz (la gara per i blocchi da 800 MHz si è chiusa giovedì), portando un incremento totale di 1.604.530.916 euro rispetto alle offerte iniziali, ovvero circa 189.409.294 euro in più rispetto a ieri, giovedì 23 settembre. L’importo totale di incasso sale, al momento, a 3.907.638.081 euro. E già si litiga tra Ministeri e fra gli schieramenti politici su come utilizzare l’ingente cifra.
Dopo la conclusione della gara sulle ex-frequenze della tv (i canali 61-69 UHF) che permetterà allo Stato di incassare ben 2,9 miliardi, i rilanci sono andati avanti sui blocchi 1800 MHz, che vedono Telecom Italia, Vodafone e H3G aggiudicarsi un lotto ciascuno. I blocchi 2600 MHz specifici rimangono in mano sempre a H3G. Per quanto riguarda il blocco dei 2600 MHz generici (le offerte raggiungono i 370 milioni di euro) la classifica rimane invariata con Wind, Telecom e Vodafone che ottengono tre lotti, e H3G 2 lotti. Spunta poi Vodafone che fa la prima offerta per il blocco specifico FDD in banda 2600 MHz.
La gara per le frequenze in banda 1800, 2000 e 2600 riprenderà lunedì 27 settembre a partire dalle ore 14.00 presso gli uffici del Dipartimento per le Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico.
Il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, a margine del Festival del diritto a Piacenza, ha però criticato l’andamento della gara pubblica: «l’asta LTE ha sottratto risorse importantissime agli investimenti. La gara ha prodotto risultati inaspettati per il Tesoro. Sapevamo sarebbe stata onerosa, ma per delle frequenze non disponibili se non tra un anno e mezzo». In sostanza, ha aggiunto «vengono sottratte risorse in un momento in cui bisogna rilanciare la crescita. Gli investimenti nelle tlc sono positivi e aiutano il rilancio del paese e per questo – ha proseguito – va fatta una attenta riflessione su come verranno utilizzati questi soldi e alla capacità di attenzione da parte degli operatori nel mantenere i flussi di cassa». «La disponibilità immediata delle frequenze (che attualmente sono occupate dalle tv locali sul piede di guerra – ndr), al costo di passare per un percorso complicato e incerto – ha concluso – avrebbe potuto dare una spinta agli investimenti nella telefonia mobile di quarta generazione. In pratica la situazione è paradossale e negativa perchè vengono sottratte risorse ad operatori che non possono avere immediatamente a disposizione le frequenze e di conseguenza su queste non possono fare investimenti».
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