L’emittente ReteCapri di Costantino Federico si schiera con gli altri operatori tv (Mediaset e La7) contro il processo di liberazione dello spettro a favore del 5G in vista dell’asta per le frequenze della banda 700 MHz.
Pare sempre più salita l’asta per le frequenze tv e la conseguente riduzione dei canali del digitale terrestre a favore delle telco e del 5G. Dopo Mediaset e Cairo Network (La7) anche ReteCapri ricorre al Tar del Lazio contro la delibera Agcom 137/18, che prevede l’avvio del nuovo Piano Nazionale delle Frequenze (PNAF) che implica la cessione della banda 700 MHz alle compagnie telefoniche entro il 2022. L’emittente di Costantino Federico, che detiene un multiplex nazionale sul dtt, pretende un risarcimento di 31 milioni di euro per la cessione forzata della sua frequenza (il canale 57 UHF) e la necessaria sostituzione con una risorsa frequenziale limitata.
Nuovo caos delle frequenze tv?
La raffica di ricorsi delle tv rischia di bloccare il processo riduzione delle frequenze attualmente a disposizione delle emittenti televisive e soprattutto di mandare all’aria la gara indetta dal governo per le telco (nella Legge di Bilancio 2018) che dovrebbe fruttare 2,5 miliardi in 3 anni allo Stato (di cui 1,2 miliardi nel 2018). L’Agcom comunque nel recente varo del nuovo Piano Nazionale delle Frequenze aveva già avvisato il governo della presenza di molte criticità nel processo di liberazione dello spettro, un passaggio molto critico per le emittenti che vedranno dimezzare da 20 a 10 i Mux per trasmettere sul digitale terrestre.
«Gli operatori di rete – dichiara in un comunicato ReteCapri – si aspettavano la batosta, che puntualmente è avvenuta: riduzione della risorsa, (10 reti in banda UHF) che inevitabilmente non è sufficiente per tutti gli operatori nazionali. Sulla base, quindi, della delibera Agcom n. 137/18/Cons che prevedeva l’avvio del procedimento per il nuovo Piano frequenze con la cessione della banda 700 MHz, ad avere la peggio sono stati i soggetti concessionari di un solo multiplex, come ReteCapri con l’operatore di rete Premiata Ditta Borghini & Stocchetti di Torino. È per questo che si è reso necessario il ricorso al Tar del Lazio contro la suddetta delibera – così come già fatto da Mediaset e Cairo Network – al fine di chiedere il rilascio di una nuova concessione di capacità trasmissiva per lo meno uguale a quella precedentemente assegnata come Operatore di Rete in ambito nazionale».
«L’abbandono dell’attuale canale 57 UHF e l’eventuale sostituzione con capacità trasmissiva ridotta rispetto a quella odierna – prosegue la nota – consentirà a Rete Capri di formulare una richiesta di risarcimento danni che fin d’ora si preannunciano non inferiori a 31 milioni di euro, vale a dire l’equivalente al corrispettivo richiesto in precedenza per l’assegnazione della licenza di operatore di rete in ambito nazionale su frequenza UHF».
«Occorre ricordare che già nella precedente assegnazione ReteCapri è stata oggetto di forte discriminazione – chiude la nota – in quanto la frequenza assegnatagli era di qualità inferiore (trasmissione in KFN che abbisogna di più canali per raggiungere la copertura nazionale) rispetto a quelle assegnate a Rai, Mediaset e Persidera (trasmissione in SFN – Single Frequency Network che consiste invece in un solo canale), e ulteriormente compromessa dalle limitazioni subite per interferenze provenienti da Stati della ex Jugoslavia, Svizzera e Francia. Senza contare la mancata assegnazione di un secondo multiplex pur avendo ReteCapri, al pari di un altro operatore, titoli per analoga autorizzazione».