«Ha ragione Corrado Passera: per come stanno le cose al momento Rai e Mediaset possono partecipare all’asta, ma non è detto che facciano le stesse scelte perché sono in posizioni diverse». Così Antonio Sassano, tra i massimi esperti italiani di frequenze televisive, delinea con l’ANSA i possibili scenari legati alla nuova asta.
Secondo l’ingegnere e professore alla Sapienza di Roma, come affermato dal ministro dello Sviluppo Economico, l’articolato messo a punto dal governo non presenta ostacoli alla partecipazione di nessun operatore italiano. «Il limite antitrust europeo è fissato a cinque multiplex per il digitale terrestre – spiega Sassano -, Rai e Mediaset sono a quota quattro multiplex. In più, ne hanno uno a testa per altri tipi di trasmissioni. Se chiedessero la conversione di questi ultimi multiplex (da DVB-H a DVB-T – ndr) prima della gara, raggiungerebbero il limite e non potrebbero partecipare. Però è facoltà, non obbligo del Ministero concedere la trasformazione, anche se per motivi tecnici ritengo che dovrebbe concederla. Inoltre mi pare difficile che tale conversione avvenga prima della gara, che deve essere indetta entro 120 giorni».
«In ogni modo – prosegue il professore – il limite era già previsto nell’ambito del beauty contest ed è stato benedetto due volte dall’Ue. Bisogna poi ricordare che siamo sotto procedura d’infrazione europea, perché abbiamo dato troppo spazio agli incumbent». Secondo Sassano, però, Mediaset e Rai potrebbero seguire strade differenti, perché la prima ha il DVB-H, per la trasmissione (ormai obsoleta) su videofonini, mentre la Rai il DVB-T2, per il digitale terrestre di nuova generazione.
«Mediaset – spiega Sassano – ha un canale di alta qualità e quindi potrebbe optare per la sua conversione, evitando esborsi legati alla gara. La principale preoccupazione di Mediaset è non poter arrivare a sei multiplex». «La Rai – prosegue – ha invece ottenuto il canale 11 (in banda VHF – ndr) per la sperimentazione del nuovo standard del digitale terrestre, che non consente una buona copertura nazionale e ha problemi di interferenza. Potrebbe quindi preferire partecipare alla gara, prendere una buona frequenza ed eventualmente restituire il canale 11. O meglio tenerlo, anche alla luce dell’adeguamento dei televisori alla nuova tecnologia previsto (dal 2015 – ndr) nella normativa messa a punto dal governo».
Per Sassano l’introito dall’asta di 1,2 miliardi ipotizzato da Mediobanca «é realizzabile solo se parteciperanno le aziende di tlc». «Il successo della gara dipenderà molto dalle regole che deciderà l’Agcom – spiega -, a partire dalla divisione dei lotti, dal tempo di assegnazione delle frequenze e dallo spazio concesso alle tlc. Occorre anche tenere conto degli interessi degli italiani: visto l’alto numero di multiplex per la tv che c’é in Italia, potrebbe essere molto più utile destinare le frequenze alla banda larga».
L’ingegnere non esclude la partecipazione di soggetti stranieri all’asta, ma precisa che «anche in questo caso molto dipenderà da quello che deciderà l’Agcom». «Il governo ha previsto che alla gara potranno partecipare solo operatori di rete e non i fornitori di contenuti – prosegue Sassano -. Questa separazione verticale è un’ottima cosa, ma penso che non dovrebbe necessariamente coincidere con la separazione proprietaria, perché in Italia le aziende sono integrate e quindi finirebbero con l’essere escluse. In Europa, invece, ci sono operatori di rete come la francese Tdf, l’inglese Arqiva e la spagnola Abertis, che sarebbero gli unici a poter partecipare». (ANSA)