Stretta finale sul mega accordo Mediaset – Vivendi. Voci di corridoio suggeriscono che già domani il Biscione e il colosso tlc francese stringeranno un patto che potrebbe salvare l’impero mediatico della famiglia Berlusconi.
Tra Silvio Berlusconi e Vincent Bollorè, due tra gli uomini più potenti in Europa, c’è un’intesa totale, scrive Il Sole 24 Ore. L’unione tra Vivendi e Mediaset è nata negli uffici di Cologno Monzese: Pier Silvio Berlusconi si è reso conto che Mediaset isolata farebbe fatica a competere nell’arena dell’intrattenimento tv, ormai un mercato unico europeo. Per questo motivo, attraverso l’intermediazione di Tarak Ben Ammar, è stato avvicinato il tycoon bretone che oggi ha in mano i destini di mezza Italia (da Mediobanca a Telecom Italia).
Vivendi, nata come telco, oggi è nel pieno della trasformazione in media company (ha in pancia Universal Music e la pay-tv Canal+), ma ha bisogno di contenuti di qualità, che possiede e produce Mediaset (per fare un esempio, i programmi dei canali generalisti in Italia e Spagna e i diritti tv di Champions League). La piattaforma europea Vivendi-Mediaset potrà fare poi una vera concorrenza a Netflix (e in seconda fila Amazon).
Nell’autunno scorso si contrattava per una partecipazione incrociata tra le due aziende. Oggi siamo alle soglie di un accordo che comprende Premium e uno scombio alla pari tra Vivendi e Mediaset del 3,5% ciascuno con una compensazione per i francesi, vista la disparità delle dimensioni: 25 miliardi la capitalizzazione di Vivendi contro i 4,5 di Mediaset. La quota vale 870 milioni per i francesi e 150 per gli italiani. La differenza verrà colmata appunto conferendo la pay-tv del Biscione, valutata circa 800 milioni. Uscirà probabilmente Telefonica, che era entrata col 10% due anni fa, perché Vivendi vuole il 100% di Premium per integrarla con Canal+: il 90% in mano a Mediaset copre esattamente la differenza di valore. Lo scambio sarà sancito anche dall’ingresso ufficiale nei rispettivi board di rappresentanti di Mediaset e Vivendi: ancora prematuro come argomento, ma il candidato naturale degli italiani per entrare nella stanza dei bottoni di Vivendi è Pier Silvio, il regista dell’operazione.
Dividendo le strade (almeno quelle societarie, non editoriali) della pay-tv e della tv generalista, Mediaset torna a concentrarsi sul suo business storico: con lo sport (che in Italia e in Europa è sorpattutto il calcio) e i film da Prima Visione migrati sulla pay (e che hanno fatto la fortuna di Sky), la tv generalista. I canali free si specializzeranno sempre di più su eventi unici, dove il palinsesto ha ancora un suo peso; il contrario della pay-tv dove è l’utente a scegliere come vedere un contenuto.
Sotto la bandiera di Vivendi finiranno i diritti del calcio, le redazioni, e i circa 300 dipendenti di Premium. Ma oggi la pay-tv trasmette anche un bouquet di 8 canali tematici e questi ultimi fanno tecnicamente capo a RTI, non a Mediaset Premium Spa (che è la società che Vivendi rileva). In Mediaset continueranno a produrre questi canali che saranno “ospitati” da Premium. Sui diritti tv del calcio i vantaggi sono indubbi: la nuova piattaforma italo-francese potrà presentarsi alla UEFA e alle federazioni dei club da una posizione negoziale di maggiore forza. Le due leve strategiche dell’accordo sono la produzione e la distribuzione: l’obiettivo è trasmettere contenuti che nascono come internazionali, vale a dire da lanciare contemporaneamente su tutti i mercati per contrastare lo strapotere commerciale di una Netflix. Ma quello di Vivendi è un primo passo per acquistare tutta Mediaset?
Fonte: Il Sole 24 Ore