Il concorso di bellezza del digitale terrestre è ancora in piedi. Vivo e vegeto il contestatissimo Beauty Contest, che andrà ad assegnare gratuitamente 6 multiplex agli operatori tv nazionali (Mediaset e Rai in primis), spicca ancora immacolato dalle pagine del sito Web del Ministero dello sviluppo economico. Lo fa notare oggi sulle colonne di La Repubblica l’avv. Gianluigi Pellegrino.
La Fondazione Ugo Bordoni, l’advisor che veglia sulla gara non competitiva formulata dal caduto governo Berlusconi, ha inoltre rischiesto al governo Monti più tempo per rivedere e riformulare la sfilata delle televisioni, che era tra le altre cose arrivata alla votazione finale. Ma per il momento, nonostante le promesse del ministro Passera, che ha accolto gli ordini del giorno di Idv, Lega e Pd, tutto il procedimento di assegnazione pubblica delle frequenze tv (dal bando al disciplinare) pare cristallizzato e soprattutto immutato.
In gioco, logicamente, c’è la sopravvivenza del nuovo governo Monti “taglia-Italia“. Berlusconi e il Pdl fanno pressioni per continuare sulla strada delle auto-assegnazioni gratuite, annunciando immediati ricorsi, e ribandendo che un’asta onerosa andrebbe deserta, e che in tutta Europa i canali digitali sono stati dati in licenza con il medesimo procedimento. Ma d’altra parte questo esecutivo ha necessariamente bisogno di fare cassa, anche con una risorsa così preziosa come le frequenze tv, ed è alla ricerca di una soluzione nella terra di mezzo che con tutta probabilità scontenterà un po’ tutti.
Comunque, come se nulla fosse, la procedura gratuita, a dispetto degli annunci, sta andando tranquillamente avanti. Come si legge sul sito del ministero, sono state ammesse 10 società tv partecipanti (ne sono però rimaste 7), è stata nominata la commissione di gara e il ministero ha nominato l’advisor previsto dal bando, cioè il FUB responsabile e supervisore anche dell’informazione al cittadino e dei lavori del passaggio al digitale terrestre. E nessuno di questi soggetti coinvolti, fa notare sempre Pellegrino, risulta sia stato avvisato dell´interruzione del procedimento.
Il Beauty Contest, così come formulato dagli uomini dell’ex ministro Romani, non funziona, almeno per raggiungere lo scopo per cui era stato imposto dalla Commissione europea all’Italia, cioè quello di aprire il mercato tv nostrano a nuovi entranti. E quasi sicuramente non potrà evitare allo Stato le pesanti sanzioni (ora congelate) inflitte per le violazioni sulle norme europee alla concorrenza derivate dallo sconsiderato dividendo digitale formulato dalla Legge Gasparri dal 2004. Negli altri paesi, questo è vero, è avvenuta una simile assegnazione gratuita di canali digitali con il concorso di bellezza. Ma nei casi in cui le gare non competitive, come ad esempio quella indetta dal governo francese, cercano di favorire i soliti incumbent e non danno spazio alla concorrenza, partono contestazioni, polemiche, stop e sanzioni da parte dell’Unione Europea.
In questo particolare periodo di sacrifici, sembra inoltre assurdo che lo Stato possa permettersi di consegnare un bene pubblico del valore di miliardi di euro ai soliti incumbent della televisione (che potranno anche rivenderlo!), e che soprattutto andrà a rafforzare il duopolio televisivo che condiziona e caratterizza il paese. Secondo Pellegrino piuttosto le frequenze devono essere assegnate con il necessario compenso per le casse statali, a tal fine potendosi allargare la partecipazione anche ai gestori telefonici, ovvero sul versante televisivo, aprendo effettivamente il settore al mercato con regole di assegnazione opposte a quelle del Beauty Contest.
L’avvocato fa appello al concetto giuridico di autotutela che, come si legge in ogni manuale di diritto pubblico, è tanto più forte e difendibile quanto più è sollecita e tempestiva. Se non si vuole prestare il fianco ai già annunciati ricorsi di Mediaset, il ministro Corrado Passera secondo basilari regole di diritto amministrativo deve con ogni urgenza avvisare le ditte in gara e il nominato advisor della intenzione di revocare il cosiddetto concorso di bellezza in quanto comunque illegittimo e inopportuno; e ciò a prescindere dalla diversa scelta che infine verrà compiuta all´esito degli approfondimenti che correttamente sta compiendo. Ogni ritardo ulteriore rischia di pregiudicare la tenuta giuridica dell´autotutela e di apparire, anche al di là delle intenzioni, come un’odiosa strizzata d’occhio a chi vi ha interesse, di segno opposto alle assicurazioni date al Parlamento e al Paese.
Fonte : La Repubblica