La clamorosa sentenza della Corte europea che liberalizza l’uso delle schede e degli abbonamenti delle pay-tv, che trasmettono i vari campionati di calcio, spaventa, e non poco, i broadcaster italiani che hanno appena siglato un contratto d’acquisto con la Lega A da 2,5 miliardi di euro per i diritti televisivi di ben 3 anni del campionato italiano. La sola Sky Italia ha sborsato 1,638 miliardi per tutte le partite di Serie A, mentre Mediaset ha investito 804 milioni per i match di 12 squadre a scelta.
La vittoria della signora Murphy, la famosa proprietaria del pub di Portsmouth, contro la Premier League, ora fa tremare proprio questo business (tra pay-tv e Leghe Calcio) e soprattutto rischia di far precipitare il valore dei diritti tv che dovranno forse calmierarsi in un mercato più concorrenziale. Il problema tocca più Sky e le pay-tv via satellite, che Mediaset, che invece trasmette solo sul territorio nazionale attraverso i ripetitori locali del digitale terrestre. Infatti secondo la sentenza dell’UE da oggi, per vedere ad esempio il campionato italiano in tv, un qualisasi privato o un esercente di bar/ristorante potrebbe sottoscrivere un abbonamento greco, o rumeno, o serbo, a basso costo senza violare alcuna legge.
«Questa sentenza riguarda alcuni aspetti della vendita di diritti televisivi da parte di organizzazioni come la Premier League – ha dichiarato un portavoce di Sky Italia – e avrà implicazioni su come queste organizzazioni struttureranno la vendita dei diritti in Europa in futuro. Implicazioni che come operatore televisivo stiamo analizzando con attenzione. Quello che questa sentenza non cambia in alcun modo è l’impegno di Sky a garantire ai nostri clienti programmi e contenuti della più alta qualità, sia che si tratti di nostre produzioni originali sia che si tratti di diritti acquistati sul mercato sulla base della loro disponibilità».
Da Mediaset arriva il commento di Fedele Confalonieri: «Siamo pronti a fare ricorso» contro la sentenza della Corte di giustizia europea che giudica illegittima la territorialità dei diritti degli eventi sportivi. «Ci ragioniamo sopra – ha detto il presidente di Mediaset – così saltano tutte le esclusive. Ci saranno ricorsi su ricorsi, non solo da parte nostra ma di tutto il settore». Il digitale terrestre comunque è meno a rischio, infatti non è proprio ricevibile all’estero, per limiti di diffusione della tecnologia, ma c’è da star certi che il Biscione, come qualsiasi editore, non sarà disposto a rinunciare “per legge” a un asset per il quale ha sborsato molto denaro (in propozione comunque meno del concorrente Sky).
Intanto gli esperti sono concordi: si tratta di una sentenza potenzialmente rivoluzionaria. «Per la prima volta viene messo in discussione il principio di frammentazione del medesimo diritto televisivo su base territoriale – spiega l’avvocato Marzia Amiconi, esperta di media e diritti televisivi – e incredibilmente, a cascata, potrebbero essere ridimensionati tutti i contratti di cessione dei diritti sportivi, una vera rivoluzione che, da un lato, soddisferebbe forse gli utenti finali e dall’altro darebbe luogo a imprevedibili squilibri nel panorama delle pay-tv europee, comunque da verificare». Parere simile espresso da un altro legale, Ernesto Apa: «La decisione avrà un impatto considerevole anche nel nostro ordinamento dove sono presenti norme analoghe alle previsioni inglesi oggetto del giudizio. Questa pronuncia richiederà forse una rimeditazione complessiva del sistema di gestione dei diritti sugli eventi sportivi».
Fonte : ilsole24ore.com