L’accelerazione improvvisa e a pagamento del digitale terrestre

Mancano ormai pochi giorni allo switch-over in Lombardia, Piemonte orientale e nelle province di Parma e Piacenza. Un altro step del passaggio al digitale terrestre sarà effettuato. Ma da quanto è emerso direttamente dalla V Conferenza Nazionale DGTVi “L’Italia è digitale” sul dtt, la volontà e i programmi del governo e dei consorzi privati delle aziende media tv sembrano orientarsi verso un’accelerazione dei lavori della transizione al digitale.

Entro la fine dell’anno il 70% della popolazione italiana avrà accesso al dtt. 26 milioni di persone saranno coinvolte nel passaggio del 2010 che comporterà un’ulteriore crescita di vendite degli apparecchi (tv e decoder) per la sintonizzazione, ma anche nuovi usi e consumi di una tv sempre più a pagamento. Con l’introduzione forzata dall’alto del digitale terrestre la domanda dei consumatori nell’ultimo anno è cresciuta del 40%, una domanda che è costituita anche dalla richiesta dei canali pay.

Forse, anche per questo motivo, il presidente di DGTVi Ambrogetti (Mediaset) ha chiesto al viceministro alle comunicazioni Romani se sarà programmabile un’anticipazione degli switch-off sul tutte le regioni italiane ancora non digitalizzate entro la fine del 2011. Un’accelerazione dei lavori della transizione che comportebbe un rapido allargamento dell’audience televisiva e della domanda.

In ogni modo il digitale terrestre sta importando nella tv italiana una nuova varietà d’offerta e un’innovazione tecnologica di livello mondiale: i contenuti in alta definizione che la Rai introdurrà gratuitamente nelle case degli italiani in occasione dei Mondiali di Calcio e la frammentazione dell’offerta televisiva con la nascita di innumerevoli nuovi canali tematici si posso considerare come parte di uno sviluppo positivo della tv italiana.

Sin dalle prime battute della conferenza, tenutasi al Teatro Dal Verme di Milano tra il 3 e 4 maggio, i dirigenti Mediaset, rappresetanti di DGTVi e della stessa azienda di Cologno Monzese, hanno stilato un resoconto sui profitti e la crescita del mercato italiano nei confronti di quelli europei, a dimostrazione del fatto che la forza trainante di questa transizione al digitale terrestre tutta italiana, fin dalle sue origini economico-politiche, è nata dalle connessioni tra lo Stato e la stessa Mediaset, azienda leader in Italia e ormai in perfetta sinergia con la Rai, con il suo core business ormai suddiviso tra il monopolio della raccolta pubblicitaria e l’offerta pay di Mediaset Premium. Lo dimostrano l’aumento del 40% dei ricavi della pay tv della famiglia Berlusconi e l’impressionante +123,2% di ricavi nella raccolta pubblicitaria complessiva del mercato italico (Mediaset ne rappresenta l’85%) nonostante la pesante crisi economica.

Il gruppo R.T.I.-Mediaset continua a crescere e a fare profitti col dtt,  ma non tutti sanno che i lavori, la sperimentazione e la trasformazione degli impianti principali in tecnica digitale sono stati e sono attualmente portati avanti in gran parte attraverso il grande sforzo tecnologico ed economico della Rai, la tv pubblica che pagano i contribuenti, con un investimento di 300 milioni di euro solo nel biennio 2008-2010.

Secondo un report presentato durante la conferenza di Milano sul mercato nostrano  la piattaforma dtt italiana propone ben 40 canali gratuiti nazionali, più di ogni altro paese europeo. Le cifre sembrano contraddire la tendenza del mercato del digitale terrestre, ma in realtà le offerte pay si stanno moltiplicando esponezialmente, con la diretta conseguenza d’impoverire i canali free dei contenuti di qualità. Oltre ai pacchetti a pagamento di Mediaset Premium (che detiene ben 25 canali pay), Dahlia Tv, Glamour Plus, Nitegate già presenti sulla piattaforma, si prevedono all’orizzonte le clamorose offerte a pagamento della Rai, che deve cercare in tutti i modi di venire a capo del deficit di 110 milioni del 2010, di Sky che anche se non potrà acquistare direttamente dei canali pay potrà affittarne in futuro, e di un nuovo operatore di nome Eagle Tv di proprietà di Tarak Ben Ammar (proprietario del mux DFree).

La conferenza “L’Italia è digitale” è stata l’occasione per dare voce alle associazioni che rappresentano le tv locali fortemente penalizzate dalla transizione al digitale terrestre. FRT e Aeranti-Corallo hanno rivendicato un’equa definizione della regolamentazione della numerzione automatica LCN e la riattivazione immediata delle provvidenze editoriali a favore delle emittenti locali.

Infine le società media tv di DGTVi sono finalmente uscite allo scoperto facendo un fronte comune contro l’imminente ingresso di Sky sul digitale terrestre. Alle esternazioni di disapprovazione dei giorni scorsi di Mediaset e del governo si sono aggiunte quelle della Rai e di Telecom Italia Media, e delle associazioni delle tv locali. Ambrogetti ha affermato:«non saranno tollerati regali, nè in terra nè, soprattutto, in cielo. Adesso che il duro lavoro è stato fatto, adesso che l’Italia è digitale, che nessuno si illuda di presentarsi pretendendo di accedere a questo sistema e di godere, per di più gratis, dei benefici che altri, con investimenti ingenti e per lunghi anni, hanno costruito». Come dire, tutti hanno paura di Sky, come potenza multinazionale mediatica, ma anche come duro concorrente nel mercato, e come portatore di un pluralismo reale nell’informazione televisiva non consentito nel nostro paese.

Fonti: digital-sat.it

6 thoughts on “L’accelerazione improvvisa e a pagamento del digitale terrestre

  1. E’ un fallimento perchè è una tecnologia vecchia, scartata già da altri paesi che hanno preferito investire su TV satellitari e Connessioni Wireless…

  2. Io ho comprato uno dei primi digitali e scopro che già non và più bene per le trasmissioni in HD! Che cosa dovrei pensare?

  3. Non credo che il digitale terrestre come tecnologia sia da valutare per la sua età, visto che il DVB-T (lo standard aperto europeo di emissione dei segnali digitali) è di qualche anno più giovane rispetto alla suite di protocolli TCP/IP (creata nel 1973 da Kahn e Cerf) struttura fondante della rete Internet. E non è vero che gli altri paesi stanno scartando il dtt. Il passaggio alla tv digitale è portato avanti da tutti i paesi europei, nord e sudamericani e asiatici come evoluzione naturale della tecnologia televisiva.
    Certo si può criticare come sta avvenendo questo passaggio, soprattutto nel nostro paese: una transizione che diffonde ed espande monopoli di potere politico e di mercato. Possiamo criticare profondamente la mancanza di investimenti governativi e privati verso tecnologie di comunicazione più moderne e libere e verso la creazione di una cultura della società dell’informazione, come ad esempio per lo sviluppo della banda larga e per l’alfabetizzazione informatica. Si può anche giudicare negativamente il modo in cui lo stesso mercato della tv rifila al consumatore abbonamenti, offerte pay e decoder tecnologicamente obsoleti, per attivare quella fastidiosa pratica di consumo ad oltranza tipica dei nostri tempi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.